Camminarsi dentro (15): Fa ancora notte nel nostro cuore.

DA UN ANTICO RACCONTO DI TRADIZIONE EBRAICA

Un giorno un vecchio rabbino chiede ai suoi discepoli da quale segno sia possibile riconoscere il momento preciso in cui finisce la notte e comincia il giorno. La domanda dà origine ad un interessante dialogo.
E’ forse – reagiscono i discepoli – quando si può distinguere da lontano e senza fatica un cane da una pecora?
No, dice il rabbino. E così avanti nel dialogo.
– Ma quand’è allora? – chiedono i discepoli.
– E il rabbino risponde: E’ quando, sperduto nella folla, il volto di uno sconosciuto qualsiasi vi diventa altrettanto prezioso quanto quello di un padre, di una madre, di un fratello, di una sorella, di un figlio o di una figlia, di uno sposo o di una sposa, di un amico… Fino a quel momento, fa ancora notte nel vostro cuore.

SETTE GIORNI FA ABBIAMO ACCOMPAGNATO AL CIMITERO UNO DEI NOSTRI RAGAZZI. NELLA CITTA’ IN CUI VISSE E NELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE SI SONO LEVATE VOCI DISCORDI. QUANDO LUI ERA IN VITA LO ABBIAMO AMATO IN MODO DISCORDE. PER QUESTO, HA SENSO ANCORA CHIEDERSI A CHE PUNTO SIA LA NOTTE, CIOE’ SE SIAMO CAPACI DI RICONOSCERE IL PRECISO MOMENTO IN CUI FINISCE LA NOTTE E COMINCIA IL GIORNO.
CHE MERITO C’E’ AD AMARE (SOLO) QUELLI CHE CI AMANO, E SOLO QUELLI CHE MERITANO IL NOSTRO RISPETTO, E NON RIUSCIAMO A ‘DISTINGUERE’ QUELLI CHE, COME NOI, SONO IMPEGNATI NELLO STESSO COMPITO, ESPOSTI NELLA RELAZIONE EDUCATIVA, RESPONSABILI DELLA VITA DI COLORO CHE SI SONO AFFIDATI A NOI?

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