La lettura paziente dal mio iPhone, questa mattina, del lungo servizio di Repubblica online intitolato La prima ammissione in un lungo rosario di bugie è stata ripagata dalla conclusione, nella quale sono riportate sinteticamente le tre accuse di Veronica Lario nei confronti del Presidente del Consiglio: “frequenta minorenni”, “non sta bene”, fa eleggere “vergini che si offrono al drago”.
Se egli ha disturbi dell’identità sessuale, è sufficiente che se li faccia curare. Non di pedofilia si tratta, giacché essa si configura come interesse morboso per ragazzi al di sotto dei dodici anni. Ancorché minorenne, la fanciulla in oggetto – Noemi Letizia – è diventata oggetto delle attenzioni del Presidente solo negli ultimi anni, forse da un anno o poco più.
La stampa riferisce che egli è stato attratto dalla sua purezza. Di questa qualità di una giovane donna è utile parlare, anche se difficile trovare le parole adatte per farlo.
Un uomo maturo è certamente sensibile alle grazie femminili di tutte le età. Possiede un organo delicato che gli consente di sentire profondamente ogni più impercettibile moto dell’anima femminile. Le movenze del corpo, inoltre, assieme alle forme tutte della figura di donna colpiscono la sua anima e la fanno vibrare.
E’ buona norma, tuttavia, nascondere i moti dell’anima, soprattutto in presenza di donne che non siano più che familiari e con le quali non esista alcuna consuetudine né modo di avviare forme di frequentazione inequivocabilmente innocenti, per l’ambiente in cui si danno e per i ruoli ricoperti: ad esempio, un insegnante e un’alunna, pur essendo chiaramente sessuati e individuati (una ragazza minorenne, per quanto appaia donna, non ha raggiunto certo la maturità di una donna!), non si incontreranno se non sul terreno educativo, abitando la distanza che è loro propria, per anni, senza che la distanza stessa subisca alterazioni di alcun genere.
A tutti gli insegnanti – i maschietti – nel corso della lunga carriera scolastica sarà capitato più volte di sentirsi oggetto delle attenzioni di alunne sfacciate o semplicemente convinte di essere innamorate. Certamente, è faticoso convincere le fanciulle sbilanciate verso l’insegnante che l’interesse dell’insegnante è interamente rivolto alla crescita personale, che questa si dia in un ambiente sereno, mai turbato da alcunché, nemmeno dall’amore più puro e sincero. Non c’è posto per sentimenti del genere nella scuola. E accade rarissimamente che si crei ambiguità nei comportamenti degli insegnanti – i maschietti – verso le alunne.
In questa regola non scritta risiede la forza della scuola, la ragione per la quale si dà una convivenza limpida, nella quale ognuno sta al suo posto. I ragazzi debbono essere lasciati in pace.
Il Presidente del Consiglio non ha saputo controllare i suoi impulsi, e questo è forse segno di decadenza senile: la vecchiaia può essere laida, sporca. Egli è convinto di essere giovane, ma l’età anagrafica lo smentisce. Per quanto gradevole possa essere il suo aspetto, è difficile nascondere il peso degli anni, come è difficile nascondere agli occhi dell’opinione pubblica i comportamenti privati, se essi generino inquietudine e irritazione nelle persone vicine. Una moglie, ad esempio, può tollerare che un uomo che abbia superato i settant’anni frequenti ragazze minorenni?
Il Presidente prenda esempio da noi insegnanti. Io ho concluso la mia carriera nel corso del 2008, andando in pensione. Dopo trentacinque anni passati sulla cattedra, me ne sono andato in pace con me stesso, intimamente convinto di aver fatto bene. Una delle cose buone fatte – che mi accomuna a tutti i miei Colleghi – è il rispetto che ho portato a tutti i miei alunni. Ad essi non mi sono mai avvicinato troppo. Mai nessuna alunna è stata oggetto delle mie attenzioni, a parte la cura riservata ad ognuna di esse, assieme ai compagni – i maschietti -, di cui ho avuto a cuore l’autonomia linguistica, intellettuale e morale.
Alle ragazze ho raccomandato come prima meta da perseguire l’indipendenza economica, indispensabile perché una donna sia libera.
E’ sicuramente disdicevole il fatto che il Presidente del Consiglio si sia preoccupato della bellezza di ragazze minorenni e che abbia cercato di favorirle nella carriera professionale, mentre avrebbe dovuto lasciare che si affermassero da sole, con le loro forze, per merito.
Egli ha varcato la soglia del pudore: ha mostrato i suoi sentimenti e le emozioni che hanno suscitato in lui le ragazze che sono entrate, non importa come, nel suo raggio d’azione.
Ha perso un’occasione preziosa: avrebbe potuto esibire la dignità dell’uomo adulto che conosce la fatica e i sacrifici che si richiedono per affermarsi nella vita. Sarebbe stato d’esempio, per Noemi e per tutte le altre.
Quello che ha fatto – non ha rispettato la distanza – rivela l’assenza in lui del sentimento del pudore, ma, cosa ancor più grave in una persona adulta, rivela superficialità morale: una ragazza che non abbia trovato ancora la strada per affermarsi è libera di scegliere, è al riparo dalla tentazione di cedere alle lusinghe del potere, concedendo anche solo le attenzioni a un uomo adulto che le prometta facilitazioni e sconti? Oltre ad essere minorenne, una ragazza che non abbia compiuto i diciotto anni, è donna? Per fare una donna è sufficiente l’avvenenza fisica e la purezza che accompagnano l’età giovane? E’ lecito avvicinarsi a una ragazza, forti del ‘fascino’ dell’età, del potere, della ricchezza? E’ scelta innocente, che si possa perdonare a qualcuno?