Naturalmente, non racconterò il viaggio-Pellegrinaggio compiuto assieme agli Educatori di Exodus, con don Antonio Mazzi e i suoi amici, con Educatori senza Frontiere. Non dirò con parole di fuoco le emozioni e gli incontri. Voglio riservarle per i giorni buoni, quando orecchie attente e discrete mostreranno di essere pronte ad ascoltare. Ora parleranno per me le immagini raccolte febbrilmente, per impedire che scemato di memoria ritornassi a mani vuote, tanto grande è stata la forza delle emozioni provate. Altri assieme a me hanno detto prima di partire che molto è andato perduto, ma questo accade con le cose vere, perché colpiscono tanto profondamente la nostra anima da lasciarci spaventati e perplessi. C’è da chiedersi: cosa è accaduto? Già sapevamo che di fronte alla Bellezza restiamo ammutoliti. Quando essa poi aspira in modo così assoluto ad essere una cosa sola con la Verità, ci allontaniamo presi dallo stupore attonito per la grandezza di ciò che abbiamo visto. E’ un immane che non ha niente che fare con le nostre paure quotidiane. La fede antica dell’uomo è tutta lì, in quella terra contesa, giustamente contesa, ché della Verità vogliamo avere pieno possesso, esserne i custodi esclusivi, gli interpreti gelosi, i testimoni più fedeli. Dei contrasti e della violenza fratricida non siamo spettatori stupiti: non è forse l’amore una forza che divide? E quello che siamo andati a cercare non lo possedevamo già? non era nel fondo del nostro cuore? Tutta la distanza che ci separa ancora sarà mai colmata? e quando anche ci riuscissimo, non avremmo annullato proprio la ragione che ci spinge a cercare ancora chi e cosa e a dargli un nome? La ragione del nostro consistere qui e ora potrà trarre origine da ragioni lontane, ma lì si dice che esse sono vicine a noi, nella natura umana della forza superiore che si è fatta occasione di salvezza.
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Naturalmente, bisogna mettersi in cammino, congedarsi dallo spirito del tempo, promuovendo in sé e negli altri un movimento di liberazione da vizi e viltà, che solo l’educazione rende possibile. Per Exodus, educare significa contestualmente educarsi, cioè disporsi come adulti all’ascolto del mondo, perché ne esca sempre rinnovata l’azione a sostegno degli altri.
E’ stato detto che si educa con il cuore, e il cuore ha le sue ragioni.
Le ragioni del cuore sono ragioni che la ragione non può comprendere. Quest’ultima eviterà lo scacco a cui è perennemente esposta ad una sola condizione, se smetterà di cercare le ragioni dell’umano in una immagine esatta del mondo. Esattezza e anima andranno d’accordo, se la ragione calcolando accetterà la ‘misura’ che l’anima si è data, cioè se riconoscerà l’immensurabile e l’eterno come dimensioni concrete e non delirio misticheggiante.
Quando ci chiniamo su un bambino, come quando ascoltiamo quel che ha da dire a noi un fratello tormentato da invincibili affanni, sarà sempre un’altra voce che parlerà a noi, e le parole significheranno altro da ciò che sembrano chiedere.
Anche la semplice-presenza può bastare, se siamo accanto a un malato di mente grave o a persona che sia stata colpita da un lutto grave. Più robusti sentimenti e parole di fuoco si richiederanno per orientare l’esistenza dei ragazzi che crescono e per dare ala al sentimento che ci legherà ai nostri simili, non importa quanto lontani essi siano da noi.
Le ragioni del cuore sono rappresentate bene da un ‘pensiero del cuore’ che molti già praticano. Al di là e oltre l’esperienza di grandi filosofi e scrittori, tuttavia, noi Educatori di Exodus sappiamo che quelle ragioni non si nascondono in profondità vertiginose: non la sapienza di Salomone è richiesta per dare senso alla propria e all’esistenza altrui. I piccoli ne sono capaci. Solo purezza di cuore e limpidezza, umiltà e semplicità mettono l’adulto in grado di ‘comprendere’.
Di fronte al Deserto di Giuda, ci siamo stretti per mano assieme a don Antonio, formando un cerchio, abbiamo spezzato il pane e lo abbiamo condiviso, abbiamo bevuto il vino e abbiamo rinnovato le nostre promesse. Abbiamo promesso fedeltà alle Beatitudini. Ma di questo è presto per parlare oggi.