Dopo l’incontro-testimonianza con tre sopravvissuti di Auschwitz – Terracina, Modiano e Venezia – che ho organizzato per la mia scuola, e dopo aver presentato la proposta di un viaggio ad Auschwitz rivolta alle tre componenti dei genitori, degli studenti e degli insegnanti, lunedì 3 marzo ho trascorso a Roma una giornata con i ragazzi di prima liceo che si è aperta con la visita guidata al Ghetto, è proseguita con la visita al Museo ebraico e si è conclusa con la visita alla Sinagoga.
Il momento che non dimenticheremo tanto facilmente e che sarà occasione di riflessione in classe e di meditazione personale è stato quando, all’interno della Sinagoga, la signora che ci parlava ha ricordato l’amicizia e la parentela della sua famiglia con Piero Terracina. Di lui la signora ci ha detto che nei colloqui riservati avuti ripetutamente con lei Piero le ha confessato una volta che ci sono cose che le persone come lui non racconteranno mai. Ci sono cose che non sapremo mai.
Noi abbiamo pensato che sappiamo cosa sia ciò che Piero non dirà mai. Questa consapevolezza rende indistruttibile il rapporto che si è instaurato tra me e i miei alunni.