CAMMINARSI DENTRO (114):

Non bisogna logorare gli angeli.

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Io me li immagino sempre al tramonto, nel crepuscolo delle periferie o in aperta campagna, in quel lungo e quieto istante in cui le cose restano sole alle spalle del tramonto, e i diversi colori sembrano ricordi o presentimenti di altri colori. Non bisogna logorarli troppo gli angeli; sono le ultime divinità che ospitiamo e magari volano via.

JORGE LUIS BORGES

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Ricevuto in dono poco fa da un amico, questo testo mi ha spinto a riflettere sul suo significato e a chiedermi, altresì, la ragione del lungo silenzio in cui si era chiusa la persona che con esso mi fa gli auguri di Natale.

Dal momento che mi ringrazia nella sua lettera di aver reso possibile una cosa bella che è riuscita a fare dopo tanti anni, grazie ai nostri scambi epistolari, mi domando se con il suo silenzio avrà voluto mettere in mezzo il necessario intervallo di cui aveva bisogno per metabolizzare le cose che ci siamo dette. In questo tempo che non è stato tempo, qualcosa pure è accaduto. In lui. Ora lo ritrovo. Riconoscente. Pronto a inviare un dono che chiarisce forse le ragioni di questo tempo che per me non è stato tempo. Trovare, infatti, un amico e subito dopo perderlo è sicuramente doloroso, soprattutto se non si dispone dei mezzi indispensabili per interpretare l’improvviso silenzio intervenuto a sancire una ‘rottura’.

Potevo ricevere oggi un dono più grande? Non solo l’improvvisa epifania di una persona che credevo perduta per sempre, ma quelle parole! E’ rimasta in silenzio, perché tesa ad ascoltare l’angelo che è in lei, turbata da quel brusio, dal mio parlare sommesso a cui non ha voluto dare immediata risposta, per non logorare con le parole l’ek-stasis mondana che si accampava sulla scena del mondo in seguito alla tremenda ‘presenza’? Che dire poi del fatto che l’incontro involontariamente propiziato per lei si è rivelato inizio di una nuova scoperta, della scoperta di un angelo nella persona ritrovata?

Il riferimento all’angelo non potrebbe essere più chiaro. Le parole del poeta argentino che precedono l’immagine conclusiva alludono alla funzione crepuscolare degli angeli, giacché è proprio quando le cose cedono il passo alla quiete della sera che rivelano la loro capacità di stare, e assieme ai colori essi sembrano custodire il ricordo di altre cose e di altri colori. Più che svelare per noi il significato nascosto delle cose, infatti, gli angeli si limitano a indicare un transito, a volte un’intransitabile utopia: sono messaggeri di luce che annunciano eventi del mundus imaginalis, cioè della dimensione invisibile in cui le cose attendono di venire a noi.

Ricevo parole di ringraziamento, dunque, per aver saputo indicare un varco di luce. Lo hiersein ist herrlich rilkiano è compimento: “essere qui è bello” per lui, ora, perché dopo alcuni decenni si è reso possibile un incontro lungamente sognato. L’angelo che lo ha indicato a lui ha operato silenziosamente nella sua anima fino all’esito desiderato.

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