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Domenica, 20 febbraio 2011
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Negli scritti di Severino la struttura originaria del destino si espande progressivamente dall’iniziale e sconvolgente affermazione dell’eternità di ogni essente – che già aveva scardinato uno dei perni su cui, da Platone in poi, si fonda il pensiero occidentale – al tema che, portando al culmine la sua speculazione, egli affronta analiticamente in Oltrepassare (2007): la necessità che, con il «tramonto della terra isolata dal destino» e con l’apparire della «terra che salva», si manifesti «in carne e ossa» – e al di là di ogni volontà di potenza, umana o divina – la stessa Totalità infinita degli essenti, cioè il modo in cui la vita dell’uomo vi si conserva e vi si identifica. «Il necessario tramonto totale e definitivo della terra isolata implica con necessità il tramonto – e dunque l’apparire – delle tracce della solitudine della terra nel tutto e delle tracce del Tutto nella solitudine della terra. Ma questo oltrepassamento è concreto, totale e definitivo solo se le tracce sono decifrate, cioè solo se appare di quali essenti del Tutto son tracce le tracce del Tutto che sono presenti nella terra isolata e di quali essenti della terra isolata son tracce le tracce della terra isolata che sono presenti nel Tutto» (dai risvolti di copertina di Oltrepassare).
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