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Le emozioni hanno relazioni con l’apparato cognitivo perché si lasciano modificare dalla persuasione. (Aristotele)
Marcel Proust descrive così l’effetto che l’amore provoca in noi:
L’amore provoca così nel pensiero dei veri e propri sommovimenti geologici. In quello del signor di Charlus, che, qualche giorno prima somigliava a una pianura così uniforme che fino ai limiti estremi egli non avrebbe potuto scorgere un’idea sola levarsi dal suolo, erano sorte d’improvviso, dure come la pietra, catene di montagne, ma di montagne scolpite, quasi che qualche statuario, invece di portarne via il marmo, l’avesse scalpellato sul posto, e dove si torcevano gruppi giganteschi e titanici il Furore, la Gelosia, la Curiosità, l’Invidia, l’Odio, la Sofferenza, l’Orgoglio, lo Spavento e l’Amore.
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto. Sodoma e Gomorra
Martha Craven Nussbaum con il suo Uphealvals of Thought. The Intelligence of Emotions (2001), tradotto nel 2004 con il titolo L’intelligenza delle emozioni, in realtà allude nel titolo americano agli «sconvolgimenti del pensiero» provocati in noi dall’amore. L’opera si apre con la citazione da Proust e contempla da cima a fondo il punto di vista proustiano come traccia da seguire per comprendere la natura delle emozioni: reazioni intelligenti alla percezione del valore. Molte sono le conseguenze che ne derivano:
Se le emozioni sono permeate di intelligenza e discernimento, se contengono una consapevolezza del valore e dell’importanza, esse non possono, per esempio, esser messe da parte facilmente nelle spiegazioni del giudizio etico, come tanto spesso è accaduto nella storia della filosofia. Invece di vedere la moralità come un sistema di principi che può essere colto dal freddo intelletto, e le emozioni come motivazioni che favoriscono o sovvertono la nostra decisione di agire secondo i principi stessi, dovremo considerarle come parte costitutiva del sistema del ragionamento etico. Una volta riconosciuto che esse contengono giudizi che possono essere veri o falsi, e che possono essere buone o cattive guide per la scelta etica, non possiamo plausibilmente lasciarle da parte. Dobbiamo misurarci con il caotico materiale del dolore e dell’amore, della rabbia e della paura, e con il ruolo che queste tumultuose esperienze giocano nel pensiero riguardo al bene e al giusto.
Il primo capitolo è intitolato: Le emozioni come giudizi di valore. La tesi su cui poggia l’intera opera è proposta in apertura:
Scopo della mia argomentazione è mostrare che le emozioni implicano giudizi su cose importanti, giudizi nei quali, nel considerare un oggetto esterno importante per il nostro benessere, riconosciamo il nostro «essere bisognosi» (neediness) e la nostra incompletezza riguardo a cose del mondo che non controlliamo pienamente.
[Dalla quarta di copertina]: Lungi dal costituire un residuo della conoscenza, un elemento impuro di cui il pensiero deve liberarsi per coincidere con la più pura e algida speculazione, le emozioni – dolore, paura, vergogna, amore, compassione – pervadono, anzi «sono» il pensiero. Secondo una visione che pone le emozioni al centro non solo della vita individuale ma anche di quella sociale, come motore delle relazioni interpersonali, Martha Nussbaum intende gettare le basi di una teoria delle emozioni, senza la quale nessuna etica o filosofia politica possono dirsi adeguate.
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