Etica Estetica Politica

waterhouse Il rapporto con la Politica è parte grande dell’esistenza privata di un cittadino: indipendentemente dalle forme della sua partecipazione alla vita pubblica – cioè, che vi partecipi o no -, coltiverà nella mente e nel cuore idee, principi, concetti che hanno a che fare con la realtà dello Stato – le pubbliche istituzioni, le articolazioni della vita dello Stato… – e con la natura della Società civile, con i progetti e i programmi, con le proposte e le iniziative di singoli e di gruppi, di Partiti e di grandi coalizioni. Penserà al governo e all’opposizione, al Parlamento e alla piazza. Cercherà di conoscere la realtà, per poter scegliere il meglio, per capire cosa desiderare per sé e per gli altri. Non potrà fare a meno di leggere e di seguire attraverso la televisione il corso degli eventi. Non potrà contare solo sulle sue forze per ‘raggiungere’ la realtà: nessuno riuscirebbe nell’impresa. Dunque, stampa e televisione sono il ‘passaggio obbligato’ attraverso il quale ci formiamo un’idea della realtà tutta. Dalla sua fondazione, io leggo tutti i giorni il quotidiano la Repubblica, perché democratico e indipendente, cioè non ideologizzato. La stampa di destra, la televisione tutta – che è nelle mani della destra -, l’opinione pubblica che vota a destra sono ideologizzate: giudicano le cose a prescindere dalla realtà, sia essa la realtà scientifica – la realtà della natura o la realtà sociale – o la realtà politica: tutto quello che proviene da destra è giusto, buono, bello. Comunicare soltanto – il dialogo è fatica vana, che non ha più senso intraprendere con la gente di destra – è sottoporsi alla frustrazione del diniego ideologico, del partito preso, dell’odio della legge e delle regole, dei diritti altrui e del rispetto delle minoranze, del pluralismo e della tolleranza: conta solo la forza di chi è più forte. Solo quello è legge, è giustizia, è verità…  Vincere le elezioni serve a conquistare il diritto di vita e di morte sui nemici , a partire da tutti quelli che non sono di destra, ai quali saranno tagliati fondi, contributi, spazi di libertà… Si è rivelato una chiacchiera il discorso sulla fine delle ideologie, a partire dal 1989: solo il comunismo è finito come ideologia. Si può dire, anzi, che il trionfo del capitalismo – non della democrazia, come vorrebbero farci credere coloro che sono impegnati a svuotarla di senso giorno dopo giorno – ha fatto ringalluzzire mercanti e servi dei mercanti: è questo il tempo in cui arricchirsi è più facile: hanno il vento in poppa. Diventano miliardari anche solo vendendo il pane e la pasta: ogni tanto, aumentano le tariffe! Una volta c’erano le politiche dei redditi: i governi provvedevano a redistribuire la ricchezza; gli squilibri che si determinavano venivano opportunamente corretti e riuscivamo a vivere tutti del nostro lavoro. Oggi vivere onestamente è questione e scelta morale, non politica o civile. Una faccenda privata, non un valore pubblico. Cosa dire ai giovani? Mentre cerchiamo le risposte e predisponiamo strategie educative per il tempo che viviamo, essi hanno già raggiunto il disincanto: sanno bene che illudersi ancora è dispendioso e vano. Il mercato delle cose ha uniformato a sé il mercato delle idee, dei valori, delle persone. Il sogno più lontano è la coincidenza tra bello e buono. Solo i singoli, le singolarità qualunque possono rivendicare per sé un’esistenza che non sia alienata e decisa già. Tutte le vie d’uscita sono state dichiarate inutili: non c’è scampo al consumismo, al conformismo, alla sessomania, alla spudoratezza, alla sociopatia, al diniego, al vuoto. Per non soccombere, occorre continuare a credere – come fanno i Filosofi – nel valore delle cose che da sempre salvano l’uomo: l’interiorità, la cura dell’anima, il silenzio, la solitudine, il Segreto, il pudore… All’Etica occorrerà sostituire la morale, intesa come prassi personale, privata, orientata alla vita buona, alla virtù. Alla Politica occorrerà sostituire un sentimento forte dell’onesto e del giusto… All’Estetica – ridotta a Kitsch – occorrerà opporre la misura del gusto, il valore dell’Indistruttibile, la lealtà civile… Alle donne, che restano il sale della terra, occorrerà suggerire di imparare a fare i conti con la loro Ombra, perché non sono più motivo di speranza: sono merce, come tutti noi. Un tempo combattevano per la pace, contro tutte le guerre. Oggi si sono acconciate all’ideologia dell’inevitabilità delle guerre: non evocano più la vita. Alle persone che custodiscono nel cuore il desiderio di contrarre amicizia occorre suggerire di farsi avanti: c’è bisogno di aria fresca, di pulizia morale, di visi puliti, di persone sincere, non disposte a tutto, che qualche volta sappiano dire no. Al pensiero unico della destra eversiva, che sta dissolvendo tutto ciò che era stato edificato con i secoli, non è facile opporre una casa politica in cui ritrovarsi con qualcuno: identificarsi con una minoranza è cosa che faccio da sempre: non è più motivo di speranza; non fa pensare a un futuro migliore. Resta la vecchia regola del fare la propria parte. Per quanto mi riguarda, come insegnante sono andato a scuola tutti i giorni; dopo aver rinunciato all’idea della riformabilità della scuola italiana, per motivi antropologici – gli italiani non ci riusciranno mai: non sono una Nazione -, mi sono dedicato in modo esclusivo ai ragazzi che mi venivano affidati, lavorando ininterrottamente – anche d’estate, con la rete – alla loro crescita civile e morale. Sono andato in pensione sereno. Ho fatto la mia parte, con i mezzi intellettuali che avevo. Di più non avrei potuto fare. Nel frattempo, per ristabilire un po’ di giustizia nel mondo, mi sono dedicato a quelli che sono senza scampo, agli scarti del genere umano, a una parte di quelli che non meritano di essere amati per gli errori commessi. Credo di aver dato senso alla mia vita: non mi sono mai annoiato; la dimensione privata del tempo – il tempo della coscienza  – è stata riempita ogni momento di significati chiari e leggibili; la trasparenza della coscienza, che ho scoperto nel pensiero di Sartre negli anni dell’Università, ha contraddistinto l’azione sociale come la relazione educativa; sono stato leale con i miei superiori, anche quando non meritavano alcun rispetto, per la loro indegnità morale, perché non risultasse ulteriormente indebolita presso i ragazzi l’immagine degli adulti di riferimento più vicini; ho sognato l’amicizia, imparando da qualche anno a metterla al di sopra dell’amore, che resta solo illusione, se non alimentato da una fede adulta nell’altro e dalla capacità di prendersi cura dei palpiti come del fracasso delle passioni. Mentre la vita se ne va, resta il rammarico per i mancati giorni, per l’amore vanamente atteso e la speranza delusa. La fatica dell’utopia e il potere criminale che la reprime sono lo spettacolo più triste. Il trionfo della stupidità umana è ferita quotidiana, che nessun farmaco potrà curare mai. Perfino l’acqua, che da sempre è stata bene di tutti, è oggi merce. In che cosa possiamo sperare ancora, se i giusti e gli onesti non si sveglieranno e non si metteranno di nuovo insieme a pensare alla Terra?

Questa voce è stata pubblicata in Moralità, Vita buona e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.