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Domenica 24 luglio 2011
CAMMINARSI DENTRO (213): «Vorrei dieci minuti del suo tempo», disse senza preamboli una voce di donna. Io sono piuttosto bravo a riconoscere le persone dalla voce. Quella lì però non l’avevo mai sentita.
Ho iniziato da pochi minuti la lettura del romanzo di Murakami Haruki L’uccello che girava le viti del mondo, edito nel 1997 in Giappone e nel 2007 in Italia. Un lettore lo ha descritto così: «un libro senza fine: non ha un inizio, non ha una fine, non ha neanche una trama nel senso classico del termine; è scrittura pura, invenzione pura, è la dimostrazione che la scrittura può essere una ossessione. Bellissimo. Implacabile. Come uno specchio che improvvisamente ti riveli che sei nudo. Che i tuoi sentimenti sono fasulli. Che le persone che ami e che ti amano sono in realtà ombre impalpabili di una realtà diversa». Naturalmente, curiosando con il motore di ricerca, per avere solo notizie sul titolo, mi sono imbattuto in questo giudizio. Non ho letto recensioni. Non lo faccio mai. Nemmeno dopo la lettura di un romanzo. Mi fido solo di Paolo e Luciana, due amici comaschi che sanno leggere. E di Renata.