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Sabato 27 agosto 2011
Perché le parole dell’anno passato appar- tengono al linguaggio dell’anno passato / e le parole dell’anno prossimo attendono un’altra voce.
– THOMAS STEARNS ELIOT, Four Quartets, Little Gidding, II, vv.65-66
Il libro L’ansia fa parte della vita, e ciascuno di noi ha a che fare con essa: con le sue figure fuggitive e arcane, camaleontiche e crepuscolari, nelle quali si riflette come in uno specchio la linea misteriosa e affranta delle realtà psicopatologiche e umane: al di qua, e al di là, di ogni malattia. Come riconoscere le figure dell’ansia, e come cogliere le sue trasformazioni e i suoi possibili sconfinamenti nella depressione, nelle malattie psicosomatiche, nell’esperienza ossessiva e in quella dissociativa, ma anche nelle situazioni umane contrassegnate dalla solitudine e dalla timidezza nell’adolescenza come nella maturità, dalla nostalgia e dall’attesa, dalle infinite agostiniane inquietudini del cuore: sono gli orizzonti di senso di questo libro che si confronta, infine, con l’ansia che sta nello sfondo tematico, umbratile e scintillante, di alcune esperienze creative. Il discorso sfolgorante di Simone Weil ci dice come solo le sonde luminose dell’intuizione consentano di scendere negli abissi dell’interiorità ferita e della sofferenza: che si nascondono, del resto, in ogni figura dell’ansia. “La sofferenza non ha significato. È questa l’essenza stessa della sua realtà. Occorre amarla nella sua realtà, che è assenza di significato. Altrimenti non si ama Dio.” Simone Weil [dalla scheda dell’Editore]
Approfondimento Questo libro raccoglie una serie di interventi e di riflessioni sul tema dell’ansia di uno degli psichiatri più stimati e originali attualmente impegnati nell’ambito dell’assistenza psichiatrica pubblica. Amatissimo dalle sue pazienti e adorato dai suoi lettori, Borgna usa trattare i temi psichiatrici con un doppio registro metodologico: l’esperienza clinica maturata all’interno dell’ospedale di Novara, in cui lavora, e la grande letteratura moderna (Dickinson, Kafka, Trakl, tra gli altri). Il libro è diviso in quattro sezioni, relative ciascuna a una particolare area tematica. La prima è la parte più propriamente psichiatrica: l’ansia viene definita e circoscritta nei suoi aspetti patologici, differenziandola dalle esperienze comuni. In polemica con la psichiatria organicistica, vengono chiariti i principi orientativi ai quali Borgna si attiene. Nella seconda parte viene trattata la dimensione clinica e psicopatologica dell’ansia: le sue diverse espressioni sintomatologiche e cliniche; la sua metamorfosi in disturbo psicosomatico; il suo ruolo nell’anoressia, nella depressione e nella psicosi. Nella terza e nella quarta parte vengono discusse rispettivamente la dimensione esistenziale (con particolare riferimento all’adolescenza e ai vissuti di attesa e nostalgia, di solitudine e timidezza che accompagnano questa età), e la dimensione creativa (politica, letteraria, cinematografica). In tutto il libro l’ansia viene vista come esperienza vissuta, incarnata in uomini e donne reali, che dolorosamente tentano di comunicare il proprio mondo. Pur senza disdegnare gli strumenti più tipici della psichiatria (il ricovero quando occorra, il farmaco quando necessario), è proprio su questo piano – del comune sentire umano e dell’individualità imprescindibile del paziente – che lo psichiatra dovrebbe porsi, a giudizio di Borgna, per un’efficace azione terapeutica. [dalla scheda dell’Editore]
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Negli studi vengono sempre sviluppate le facoltà discorsive e rappresentative, mai la facoltà intuitiva. E tuttavia anche questa deve essere sviluppata. La si sviluppa mediante la contemplazione faccia a faccia dell’inintelligibile – ma dell’inintelligibile che è al di sopra del significato, non di quello che è al di sotto. – SIMONE WEIL, Quaderni, III [citazione che precede il capitolo di apertura Di soglia in soglia]
Il pensiero della sofferenza non è discorsivo. Il pensiero urta contro il dolore fisico, contro la sventura, come la mosca contro il vetro, senza poter progredire in alcun modo né scoprirvi nulla di nuovo, e senza potersi impedire di tornarvi. Così si esercita e si sviluppa la facoltà intuitiva. Eschilo: “Mediante la sofferenza la conoscenza”. Fare della sofferenza un’offerta è una consolazione, e quindi un velo gettato sulla realtà della sofferenza. Ma lo è anche considerare la sofferenza come una punizione. La sofferenza non ha significato. E’ questa l’essenza stessa della sua realtà. Occorre amarla nella sua realtà, che è assenza di significato. Altrimenti non si ama Dio. – SIMONE WEIL, Quaderni, III [citazione che precede la parte I. Gli scenari dilemmatici della psichiatria]
La sventura è un “enigma”. Ha la stessa essenza della sofferenza fisica, da cui è inseparabile: la sofferenza fisica, quando è tale che non si può né sopportarla né smettere di sopportarla, e dunque sospende il tempo facendone un presente privo di avvenire eppure impossibile come presente (impossibile raggiungere l’istante seguente; tra l’istante seguente e quello attuale si sovrappone un infinito invalicabile, l’infinito della sofferenza; d’altra parte il presente della sofferenza è impossibile, costituisce l’abisso del presente). La sventura ci fa perdere il tempo, ci fa perdere il mondo. – MAURICE BLANCHOT, L’infinito intrattenimento [citazione che precede la parte II. La dimensione psicopatologica e clinica dell’ansia]
E’ così che in ogni istante della nostra vita siamo afferrati come dal di fuori dai significati che noi stessi leggiamo nelle apparenze. Quindi si può discutere senza fine sulla realtà del mondo esterno. Perché ciò che chiamiamo mondo sono i significati che noi leggiamo; dunque qualcosa che non è reale. Ma esso ci afferra come dal di fuori; dunque è reale. Perché voler risolvere questa contraddizione, quando il compito più alto del pensiero, su questa terra, è quello di definire e contemplare le contraddizioni insolubili che, come diceva Platone, tirano verso l’alto? E’ poi singolare che non ci sono date sensazioni e significati; ci è dato soltanto ciò che leggiamo; noi non vediamo le lettere. – SIMONE WEIL, Quaderni, IV [citazione che precede la parte III. La dimensione fenomenologia ed esistenziale dell’ansia]
Parimenti, quando si fa perfetta attenzione a una musica bella (e lo stesso vale per l’architettura, la pittura, ecc.), l’intelligenza non ha al riguardo alcunché da affermare o da negare. Ma tutte le facoltà dell’anima compresa l’intelligenza, tacciono e sono sospese all’ascolto. L’ascolto è applicato a un oggetto incomprensibile, ma che racchiude della realtà e del bene. E l’intelligenza, che non vi coglie alcuna verità, vi trova nondimeno un nutrimento. – SIMONE WEIL, Lettera a un religioso [citazione che precede la parte IV. La fenomenologia dell’ansia nella letteratura e nell’arte]
La contemplazione del tempo è la chiave della vita umana. E’ il mistero irriducibile sul quale nessuna scienza fa presa. – SIMONE WEIL, Quaderni, IV [citazione che precede l’ultimo capitolo, Il discorso infinito]
Indice del libro
Di soglia in soglia
I. GLI SCENARI DILEMMATICI DELLA PSICHIATRIA
Una parentesi etimologica e semantica
L’ansia e l’angoscia sono termini interscambiabili?
Gli orizzonti della conoscenza
La paura non è l’ansia
Le diserzioni della psichiatria
Quale etica in psichiatria
I luoghi e i modi in cui si è curati
Modelli inaccettabili di fare-psichiatria e di fare-medicina
Il valore e il senso della complessità
L’ansia non mi è sconosciuta
II. LA DIMENSIONE PSICOPATOLOGICA E CLINICA DELL’ANSIA
1. Le forme dell’ansia
L’ansia generalizzata
L’ansia fobica
Una storia clinica
L’ansia panica
L’ansia si accompagna alle esperienze ossessive
Le fondazioni antropologiche delle esperienze ossessive
L’ansia come immagine della morte
L’angoscia aderisce alla mia pelle come una maschera di cera
2. Le radici emozionali delle malattie psicosomatiche
Cosa sono le malattie psicosomatiche
La malattia e il senso perduto della vita
Il cuore
Il mappe di capo come esperienza psicosomatica
La forma di vita anoressica
Il discorso anoressico in Elisabetta d’Austria
La malattia come sorgente creativa
3. Lo sguardo del serpente
L’ansia come struttura portante della depressione
L’angoscia di non-poter-vivere e di non-poter-morire
L’ansia si accompagna alla colpa
Gli artigli della colpa
La speranza che muore
L’archeologia delle emozioni
4. L’angoscia confluisce nel delirio
Lo stato d’animo delirante
I contenuti emozionali di uno stato d’animo delirante
Come si può definire il delirio
Dalle ceneri dell’angoscia nasce il delirio
Il mio cuore è imprigionato nei ghiacciai
L’esperienza del terrore
L’oscuro mondo dell’anima
Il sorriso della sfinge
III. LA DIMENSIONE FENOMENOLOGICA ED ESISTENZIALE DELL’ANSIA
1. L’ansia come esperienza umana
L’angoscia come categoria filosofica
Gli angeli non conoscono l’ansia
Cos’è il tempo
Il tempo vissuto
Lo spazio vissuto
La nostalgia
L’ansia fa parte della vita
2. Negli abissi di luce e di ombra dell’adolescenza
Le contraddizioni e le antinomie dell’adolescenza
La crisi
Le conseguenze della crisi
La tossicomania come scacco adolescenziale
Un’esperienza di auto-intossicazione mescalinica
Il corpo e le sue metamorfosi
Il rischio del suicidio
Fraternizzare con gli abissi
Il problema
3. Gli enigmi della solitudine
La solitudine non è l’isolamento
La contraddizione rende sempre solitari
L’ansia sconfina dalla solitudine all’isolamento
Un frammento di storia clinica
La timidezza
Il deserto di solitudine
4. Le possibilità terapeutiche
Come si giunge alla diagnosi
Il dialogo ermeneutico
Le dimensioni dell’agire medico
Le parole e lo sguardo
non posso non immedesimarmi nei modi d’essere dell’ansia
La farmacoterapia ansiolitica
L’ideologia e i suoi fantasmi
IV. LA FENOMENOLOGIA DELL’ANSIA NELLA LETTERATURA E NELL’ARTE
La letteratura e il discorso della psichiatria sull’ansia
L’ansia nell’orizzonte della poesia
L’infinito
La bandiera nera dell’angoscia in Charles Baudelaire
Uno sguardo di agonia in Emily Dickinson
Georg Trakl e la poesia moderna
La disperata esigenza di colloquio in Franz Kafka
L’angoscia come parola tematica dei “Quaderni di Malte”
La musica come straziante preparazione alla morte
L’arte e il tema dell’ansia
Il cinema e i linguaggi dell’angoscia
Altre immagini dell’ansia
Il discorso infinito, pag.230
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