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Giovedì 13 ottobre 2011
Una parte grande dell’insegnamento della Letteratura è sempre stata, per me, l’ideologia letteraria dello scrittore. Fatte le necessarie distinzioni tra Estetica del tempo, programmi delle correnti letterarie, mutamenti della sensibilità, poetica dell’autore, all’interno di quest’ultima ho utilizzato i testi dell’autore che dessero un’idea del suo modo di intendere il mondo e tutto il resto. L’ideologia di uno scrittore comprende la visione del mondo – quando lo scrittore ne abbia una manifesta che poi finisce per esplicitare -, l’idea della letteratura, della lingua, dello stile. Di solito, si trascurano i testi cosiddetti minori, soprattutto quelli non strettamente letterari, mentre non è raro che un artista affidi proprio a ciò che non ha pregio artistico la parte più vera di sé.
Alessandro Manzoni scrive nel 1819 le sue Osservazioni sulla morale cattolica, in risposta alle tesi dello storico ginevrino Sismondo Sismondi, che accusava la Chiesa cattolica di essere responsabile dello stato di servitù dell’Italia. Il testo che segue è sempre stato considerato da me esemplare, cioè collocato tra quelli che gli studenti del quinto anno del Liceo dovevano assolutamente conoscere, per comprendere la mentalità dello scrittore. La volontà di conciliare Illuminismo e Cristianesimo risalta non solo in questa opera, assieme alle venature giansenistiche presenti in tutta l’opera. Al di là della volontà di conciliazione delle due culture che guidavano la sua vita, Manzoni riesce a tenere insieme in questo testo sul Vangelo polarità distinte che ancora oggi orientano la nostra sensibilità morale.
IL VANGELO
Ciò che è, e ciò che dovrebb’essere; la miseria e la concupiscenza, e l’idea sempre viva di perfezione e d’ordine che troviamo ugualmente in noi; il bene e il male; le parole della sapienza divina, e i vani discorsi degli uomini; la gioia vigilante del giusto, i dolori e le consolazioni del pentito, e lo spavento o l’imperturbabilità del malvagio; i trionfi della giustizia, e quelli dell’iniquità; i disegni degli uomini condotti a termine tra mille ostacoli, o fatti andare a vòto da un ostacolo impreveduto; la fede che aspetta la promessa, e che sente la vanità di ciò che passa, l’incredulità stessa; tutto si spiega col Vangelo, tutto conferma il Vangelo.
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Nota del Curatore dell’antologia scolastica da cui è tratto il brano.
Ciò che è: Don Abbondio; ciò che dovrebbe essere: il Cardinal Federico. Su codesta antitesi di due mondi divisi per un insanabile contrasto è imperniata l’ispirazione sia delle tragedie sia del romanzo. Più marcato e drammatico nelle due tragedie, temperato nel romanzo da una visione più fiduciosa del mondo, e dissolto nel sorriso dell’umorismo. In ogni caso si può dire che il Vangelo fu per lui la lampada inestinguibile con cui si aiutò a scrutare il cuore dell’uomo e la storia dell’uomo nei secoli, il Vangelo gli rappresentò la somma di tutte le filosofie.
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