_______________________________________________________________
Domenica 12 febbraio 2012
CAMMINARSI DENTRO (353): Il tempo più lungo
Il tempo dell’amore prevede lunghi addii. Visto dall’aldiqua, il momento della rottura sembra un istante, un tempo breve come uno spartiacque, un confine, una frontiera. Immaginiamo un ultimo incontro, con qualche lacrima, magari un ultimo abbraccio o un eroico stupore e basta: un sentire adulto che tutto comprende e tutto accetta. Oppure, uno sbraitare ancora e recriminare e invocare il tempo felice dell’accordo e dell’intesa…
In realtà, nella migliore delle ipotesi, è un lungo morire, strascico di silenzi e mancate risposte, la vile prudenza di chi attende magari che si consumi il congedo in mezzo ad errori anche più grandi che è poi più difficile perdonare.
E’ importante scambiare la causa con l’effetto, come fanno i sociopatici: i nostri ultimi errori, effetto dei silenzi e delle mancate risposte, diventano causa grande e conferma della giustezza dell’abbandono.
Non dubitare della propria salute mentale è tutto: affannarsi a dimostrare, con argomenti inoppugnabili o rispolverando le teorie dell’amore che spiegano l’accaduto o che giustificano fraintendimenti e incomprensioni o, peggio ancora, risalire a una causa più antica, che assolva dalla colpa di cui ci siamo macchiati, perché vero baricentro della realtà, è inutile.
Ciò che è più difficile da accettare e che non sempre ci viene detto chiaramente – meglio rifugiarsi in uno sdegno senza parole e agitare lo spettro dell’irredimibile, dell’imperdonabile, per sentirsi al sicuro! – è questo: se alla base di un sentimento c’è la percezione delle qualità di valore di una persona, allo stesso modo l’amore, con la sua evidenza specifica, poggia interamente sull’accettazione incondizionata della persona a cui il cuore si apre; se interviene un giudizio di valore diverso, se la nostra persona ha perso il suo pregio agli occhi dell’altro, i segni saranno chiari: il silenzio del cuore è silenzio del cuore, non pudore, attesa, compunzione…
Equivocare sui segni è inutile! Essi hanno un significato. Possiamo attardarci quanto vogliamo, immaginando elaborazioni a nostro favore, che possiamo essere perdonati… Verrà il tempo il cui il tempo non è più tempo.
Allora, è salutare uscire di casa e andare a controllare che tutto sia in ordine: che il cielo sia ancora in cielo, che il fiume non abbia invertito il suo corso, che nevichi perché è inverno, che il giornalaio abbia conservato per noi il giornale come sempre. Magari il suo sorriso non sarà farmaco né rimedio ai mali che opprimono l’anima. Sentire nell’aria un profumo nuovo, di cose già viste, ma sentire l’umile splendore della vita che si impone con la sua evidenza, comunque, aiuterà a pensare che da qualche parte potremo depositare le nostre emozioni, per ingannare un po’ il cuore, che non vuol saperne di questo disincanto. C’è addirittura chi ci sorride.