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Domenica 18 marzo 2012
Contributi a una cultura dell’ascolto
CAMMINARSI DENTRO (363): Leggere GHERARDO COLOMBO, Il perdono responsabile. Si può educare al bene attraverso il male? Le alternative alla punizione e alle pene tradizionali, PONTE ALLE GRAZIE 2011
«Quando ho iniziato la carriera di magistrato ero convintissimo che la prigione servisse, ma presto ho cominciato a nutrire dubbi. Anche se non l’ho detto mai, ritenevo giusto, ad esempio, proporre che i giudici, prima di essere abilitati a condannare, vivessero per qualche giorno in carcere come detenuti. Continuavo a pensare che il carcere fosse utile; ma piano piano ho conosciuto meglio la sua realtà e i suoi effetti. Se il carcere non è una soluzione efficace, ci si arriva a chiedere: somministrando condanne, sto davvero esercitando giustizia?»
INDICE
Premessa – Di che cosa si parla
Capitolo primo – La cultura e le regole
Capitolo secondo – La retribuzione del male con il male
Capitolo terzo – Il discorso della montagna
Capitolo quarto – La pena in una società senza perdono
Capitolo quinto – L’evoluzione «umanitaria». Von Spee, Locke, Beccaria
Capitolo sesto – L’affermazione della dignità dell’individuo
Capitolo settimo – Uguaglianza formale e discriminazione sostanziale
Capitolo ottavo – La reinterpretazione della sanzione nelle scritture e nella società
Capitolo nono – Il piano ideale. Contraddizione tra dignità e pena
Capitolo decimo – Il piano pratico. L’inutilità del sistema
Capitolo undicesimo – Sicurezza e pena, due argomenti da non confondere
Capitolo dodicesimo – Il superamento della pena: un diverso concetto di responsabilità
Capitolo tredicesimo – Il perdono e le sue conseguenze
Capitolo quattordicesimo – Perdono e responsabilità, la relazione tra la vittima e il colpevole
Capitolo quindicesimo – I rimedi alla devianza. Per l’integrazione e contro la separazione
Capitolo sedicesimo – La mediazione penale e gli organismi internazionali
Capitolo diciassettesimo – Le risposte “artigianali” del sistema delle sanzioni in Italia
Presentazione
La gran parte dei condannati a pene carcerarie torna a delinquere; la maggior parte di essi non viene riabilitata, come prescrive la Costituzione, ma semplicemente repressa, e privata di elementari diritti sanciti dalla nostra carta fondamentale – come ne vengono privati i loro cari; la condizione carceraria, per il sovraffollamento, la violenza fisica e psicologica, è di una durezza inconcepibile per chi non la viva, e questa durezza incoraggia tutt’altre tendenze che il desiderio di riabilitarsi; la cultura della retribuzione costringe le vittime dei crimini alla semplice ricerca della vendetta, senza potersi giovare di alcuna autentica riparazione, di alcuna genuina guarigione psicologica. È possibile pensare a forme diverse di sanzione, che coinvolgano vittime e condannati in un processo di concreta responsabilizzazione? In questo libro efficace e illuminante, Gherardo Colombo indaga le basi di un nuovo concetto e di nuove pratiche di giustizia, la cosiddetta giustizia riparativa, che lentamente emergono negli ordinamenti internazionali e nel nostro. Pratiche che non riguardano solamente i tribunali e le carceri, ma incoraggiano un sostanziale rinnovamento nel tessuto profondo della nostra società: riguardano l’essenza stessa della convivenza civile.
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