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Mercoledì 18 aprile 2012
Contributi a una cultura dell’ascolto
CAMMINARSI DENTRO (379): Leggere LUIGI MACCARO, Apriamo le scuole il pomeriggio
Sembra che i dati nazionali delle ultime ricerche statistiche denotino un calo nell’uso di sostanze stupefacenti fra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni, la fascia d’età che sembra reagire meglio agli interventi di prevenzione. Ne siamo felici e anziché abbassare la guardia insistiamo con gli interventi di riduzione della domanda che ci impegniamo da anni a promuovere sul territorio in collaborazione con le maggiori istituzioni a partire dall’Università di Cassino e dalla Asl per arrivare ai Comuni del comprensorio.
Proprio nelle scorse settimane abbiamo presentato una Guida per genitori affinché abbiano a disposizione gli strumenti necessari per comprendere l’insorgere di disagi o di comportamenti che possono essere collegati ad un primo uso sperimentale di sostanze stupefacenti. Siamo alla ricerca di fondi per stamparne un numero significativo di copie al fine di darne ampia diffusione.
Oggi è indispensabile superare una cultura che nel nostro Paese per molti anni ha rallentato enormemente la consapevolezza degli adulti di fronte al disagio degli adolescenti. Penso alle politiche di riduzione del danno e a quella cultura della “tolleranza” che, nascondendo una arrendevolezza ed una incapacità di affrontare la questione sul piano delle responsabilità educative, ha contribuito a diffondere l’idea che certe cose non fanno male e, comunque, le fanno tutti.
I ragazzi devono capire, sin dalla più tenera età, che tutte le sostanze stupefacenti sono gravemente dannose per la salute psico-fisica e sociale della persona e ne impediscono una presenza positiva ed armonica nella società. Oggi non ha più senso riferirsi ad una piuttosto che ad un’altra sostanza: il policonsumo è ormai il comportamento prevalente sostanzialmente fra tutti gli assuntori.
Piuttosto che gridare allarmi bisogna interrogarsi seriamente sulla qualità degli ambienti che frequentano i nostri figli. Alcuni di essi sono particolarmente vulnerabili, per mille ragioni, ed hanno bisogno di azioni di prevenzione sostenute e mantenute nel tempo. Basta dunque con decine di interventi spot della durata di poche ore, figli magari di un finanziamento politico dell’ultima ora. Siamo d’accordo a considerare l’uso di droghe come un disvalore, senza se e senza ma? Se si, smettiamola di essere superficiali e cominciamo a dire in maniera chiara ed inequivocabile, oggettiva e comprensibile che bisogna evitare assolutamente l’assunzione di droghe. Per questo è indispensabile supportare e rinforzare il ruolo e la responsabilità della famiglia e della scuola.
Sono le agenzie educative più importanti dove la maggior parte dei ragazzi può vivere una proposta educativa densa di significati e fortemente formativa per la propria vita. Per questo è necessario che ci sia condivisione del progetto educativo, coerenza di messaggi e sintonia di azione. Non è impossibile. Ma bisogna crederci e mettersi in gioco per lavorare a questo obiettivo. Il terzo pilastro è quello del tempo libero. E qui, chi ha responsabilità amministrative, dovrebbe perdere il sonno per pensare a come realizzare centri di aggregazione giovanile, magari anche utilizzando risorse e strutture a cui prima non si poteva pensare. Torno ad un vecchio cavallo di battaglia che ha sempre trovato orecchie sorde: apriamo le scuole di pomeriggio e trasformiamole per l’altra metà del tempo in luoghi in cui i ragazzi possano suonare, cantare, recitare, scrivere, discutere, incontrarsi, confrontarsi e magari anche studiare. Noi, come tutti sanno, siamo a disposizione.