La nostra esperienza morale

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Sabato 4 agosto 2012

Aσκήσεις (1): La nostra esperienza morale

Probabilmente, il compito più difficile per il nostro tempo è arrivare ad esprimere compiutamente un discorso articolato sulla nostra esperienza morale. Non si tratta, in verità, di affrontare partitamente le questioni, presumendo di potersi accontentare di lavorare un concetto, avendo esplorato accuratamente una virtù, una passione, un’emozione. A che servirà sapere tutto della giustizia, se non sapremo essere giusti? A che servirà esaltare il Bene, se non saremo capaci di vivere una vita buona? A che servirà conoscere il Male nelle sue astrazioni, se non sapremo riconoscere le sue apparizioni e combatterlo?
Nemmeno una teoria delle emozioni, un trattato delle passioni, una teoria generale della coscienza basteranno a dire i mutamenti della sensibilità. I filosofi tutti hanno imparato a regolare i discorsi sulla vita delle passioni a partire dalla conoscenza delle neuroscienze. In questo modo, siamo al sicuro. Il sostrato scientifico è assicurato. Resta, poi, da dire cosa sia dover scegliere oggi e se sia certo che quello che sceglierò è esattamente ciò che era giusto scegliere. Non soltanto le vicissitudini della coscienza – della psiche – interverranno ad occupare la scena. Svegliandomi al mattino, non so se mi guiderà un demone buono o un demone cattivo. Nè la filosofia sistematica né le neuroscienze mi aiuteranno a scegliere.
Soltanto la mia phronesis mi sosterrà. E averne una, agire secondo ‘scienza’ vorrà dire possedere un habitus, essere capace di assumere atteggiamenti corretti e adeguati alla situazione, mostrare un vero sentire, esprimere con esattezza sentimenti autentici.
Soltanto un lungo esercizio rende possibile tutto ciò. La vita buona è lo specchio della trasparenza della coscienza. Onestà intellettuale e autentico sentire soltanto aiutano a compiere scelte consapevoli.

Se è diventato difficile discorrere di moralità, propugnarne una, con il necessario corredo di principi, regole, prescrizioni per l’azione, non dipenderà soltanto dalle derive del tempo, dai vecchi peccati e dai nuovi vizi. I mutamenti del costume e delle mentalità, il venir meno delle censure etico-sociali avranno contribuito a indebolire l’edificio della morale comune. Resta, tuttavia, intatto il bisogno di dare voce, una voce articolata, alla propria esperienza morale.

Si tratta di ordinare in una visione unitaria il posto che occupano nella nostra esperienza i moti dell’anima e i procedimenti argomentativi della mente. I tempi per farlo sono maturi.

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Ασκήσεις è parola greca (è il plurale di Àσκησις), che sta per esercizi spirituali. La preferiamo al più chiaro ‘esercizi spirituali‘ di Hadot, perché ci consente di ‘risalire’ alla fase precristiana della nostra civiltà morale. Non per opporre una tradizione all’altra o per esprimere una preferenza ‘laica’ da anteporre allo spirito cristiano… Piuttosto, per una ragione terminologica.
Esercizi. Semplicemente, esercizi che vedranno impegnata sicuramente la parte immateriale della nostra esperienza, ma nondimeno graveranno, accanto alla presenza di atteggiamenti emozioni sentimenti passioni, gli stati di corpo, le pratiche a cui ci sottoporremo per entrare nella nuova condizione che ci aspetta.
Dovremo prepararci a vivere in condizioni di precarietà e insicurezza, pur possedendo i beni accumulati nella fase precedente. Non è detto che vivremo male. Dovremo, sicuramente, convivere con tanti giovani senza prospettive certe di vita, in un mondo che non sarà più quello di prima. Chi ha avvertito per tempo i cambiamenti in atto si sta preparando. Molti sono già pronti.
L’esperienza sta subendo una torsione ‘restrittiva’, a causa degli sconvolgimenti economici che investono Cosmopolis. Bisogna registrare i cambiamenti che intervengono nel mondo-della-vita in seguito all’austerità obbligata che ci ritroviamo a vivere. Non rinunceremo solo al superfluo. Saranno intaccati stili di vita ‘da sempre’ improntati a dissipazione e consumo.
C’è forse speranza che tornino i volti, quando avremo ‘archiviato’ la civiltà malata dell’usa e getta?

Il termine Ασκήσεις contiene anche una preziosa sfumatura ‘ascetica’, un’allusione a ‘rinuncia’ che non abbandoneremo mai. Chi scrive queste note ‘proviene’ da un’educazione interamente improntata a sacrificio e rinuncia. Occorre verificare quanto resti di quella tradizione e se non stia giungendo il tempo in cui sacrifici e rinunce acquisteranno un senso nuovo, nel fuoco della moralità privata.

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