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Giovedì 6 settembre 2012
CAMMINARSI DENTRO (407): La vera attesa
E’ sorprendente ritrovarsi a pensare, pur sapendo bene che è così, quanto sia facile credere di credere. Illudersi di essere innamorati. Cercare di esserlo e per un po’ credere che sia così. Quante storie sono finite, per questa via, nel numero di ciò che non è mai nato! In parte, questo genere di esperienza è riconducibile a un’attitudine tutta maschile, la tendenza a vedere in ogni donna una possibile compagna di vita. Le fantasie sessuali, le fantasticherie, i ‘film’, come dicono i tossicomani, si sprecano, a tutte le età! Ma non è patetico abbandonarsi a questa attività della mente, perché partecipa anche il cuore, che quasi si abbandona al gioco, mobilitando i suoi eserciti migliori: malinconie, affanni, angustie, gelosie, attese, sospiri, promesse…
L’attività più interessante, tuttavia, andrà ricercata nell’anticipazione di dialoghi, che è stata già riguardata autorevolmente come anticipazione di incontri. Tralasciando il corteo che segue, e che è fatto di lunghi corteggiamenti segreti, di relazioni immaginarie, di amori mai dichiarati, più significativo è l’epilogo di ogni ‘storia’. Scoprire che si tratta di storie senza storia rende sempre più faticoso procedere, fino alla necessaria accettazione dell’errore. Si trattava solo di storie senza futuro. Ciò che interviene ad interrompere la catena delle illusioni ad occhi aperti non è il lavoro della mente, ma è proprio il cuore, che alla fine non se la sente di continuare in un gioco senza riscontri. L’illanguidirsi della ‘passione’, dello slancio verso la persona reale, che non è più oggetto ambito, meta ideale di sogni d’amore, occasione di felicità… La ricerca della persona reale diventa faticosa, a suo modo rivelatrice. All’improvviso, affiora un’indifferenza che ci stupisce, perché non credevamo che potesse attecchire in noi, che amiamo pensarci come persone dotate di sensibilità sempre viva.
Com’è possibile che una figura femminile a cui eravamo intensamente interessati perda le sue attrattive per noi, come se avessimo sperimentato l’insussistenza dell’attrazione per la persona? Dov’è finita la tensione accumulata, l’intenzione di aprirsi alla realtà, che stava quasi per manifestarsi prepotente? Dobbiamo concludere, allora, che di inattendibilità dei sentimenti si tratta? Non sarà dipeso anche dai segnali che attendevamo dall’altra parte, che non sono mai arrivati? Non sarà intervenuto un motivo di delusione a convincerci del fatto che ci eravamo sbagliati sulla persona a cui eravamo sul punto di aprire il nostro cuore? Non è forse proprio la conoscenza morale, da noi spesso invocata, che ha fornito a noi le giuste informazioni che aspettavamo, per decidere cosa fare di noi, se lanciarci nell’avventura amorosa oppure no?
Tra mente e cuore, allora, non potremo fare a meno di ascoltare l’una e l’altro, ora l’uno, ora l’altra. Senza commettere l’errore di lasciare al cuore il compito di decidere da solo. Che sia un cuore pensante il nostro. Un vivo sentire ci guidi sempre, ma sotto lo sguardo vigile della nostra mente, che conosce le strade che abbiamo già percorso e saprà indicare sempre quanto di vero ci sia nel nostro sentire, se su un autentico valore riposa il credito concesso a un altro cuore, se una vera storia crediamo che sia possibile intrecciare con il destinatario dei nostri palpiti. E’ importante scoprire per tempo se i transiti immaginati in una direzione e nell’altra siano possibili, se saranno realtà dal primo giorno. Le vere attese sono quelle che durano poco.