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Lunedì 8 ottobre 2012
CAMMINARSI DENTRO (421): Altre voci
Riguardo ai bambini e alla loro psicologia, voglio che ci togliamo i paraocchi dell’abitudine. Voglio che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono abbia a che fare con la necessità di trovare un posto alla propria specifica vocazione in questo mondo. I bambini cercano di vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati. L’immagine di un intero destino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una quercia enorme su esili spalle. E la sua voce che chiama è forte e insistente e altrettanto imperiosa delle voci repressive dell’ambiente. La vocazione si esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidezze, nelle ritrosie che sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo, mentre servono forse a proteggere il mondo che egli porta con sé e dal quale proviene.
James Hillmann, Il codice dell’anima
Osservare trepidanti un nipotino che gioca con le bolle di sapone o che avvia faticosamente la prima bicicletta personale può sembrare solo attesa preoccupata e partecipe, che non si risolva in delusione o in un sentimento di amara sconfitta la prova di sé a cui il piccolo si sottopone. In realtà, si assiste a qualcosa di più grande e misterioso, che rischiamo di non cogliere mai, assistendo indifferenti e distratti a un semplice gioco con il sapone o a una pedalata e basta.
Il piccolo affanno di quel piccolo cuore è il ripetuto affacciarsi alla vita, è un tentarla a tastoni, avanzare tra liane che trattengono e costituiscono inciampo, esitare, forzare le cose, cercare di emergere e finalmente sorridere alla vita stessa. Quel sorriso di gioia prorompe inconsapevole dal fondo enigmatico e buio dal quale noi tutti diviniamo, dando voce agli abissi della nostra libertà.
C’è già cuore e anima in ogni gioco e capriccio, in ogni più spontaneo dire e fare. Essi poi torneranno a parlare solo a noi negli istanti cruciali, quando un sentimento oscuro ci chiamerà al fondo e saremo tentati di lanciare alla terra il nostro lungo addio, spodestati e stanchi… Da quel fondo medesimo verrà la voce che salva, un pianissimo e l’onda che assale più dolce la sera.