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Domenica 20 novembre 2022
Tra le situazioni da descrivere ancora, mi viene in mente oggi il silenzio che interviene nel corso di una conversazione, paragonabile all’arenarsi del pensiero, che si registra quando non si riesce a procedere. Andare avanti significa fare un altro passo nella spiegazione e nel racconto: riuscire a trovare le parole per dire ciò che ci sta a cuore di più. Cos’altro dire su questo punto se non che non abbiamo altro da dire! La verità è che mancano le parole perché mancano le cose. Oggi sappiamo che le mappe cerebrali preparano la produzione delle immagini della mente che ci aiutano a vedere. Mancano le cose, cioè non riusciamo a vedere altro. Vorremmo dire di più, ma non sappiamo cosa. Siamo impreparati. Abbandoniamo l’argomento che stiamo trattando. Consideriamo insufficienti i pensieri che abbiamo su una materia data.
Roland Barthes ha scritto che senza cultura non è possibile nemmeno essere innamorati! Eppure, c’è chi non crede al potere della parola, anzi ritiene che sia d’intralcio al sentimento, che sia ingannevole. Quanti credono che contano solo i fatti, solo i comportamenti! Come se il visibile fosse chiaro, evidente! Come se parlassero le cose per noi. Come se non si richiedesse la luce della nostra coscienza a chiarire le nostre intenzioni. Senza sentimento è possibile trovare le parole? È sicuro che il silenzio del cuore – non trovare le parole – possa essere compensato dalle emozioni che l’altro ci procura? Uno sguardo, l’intesa di un momento garantiscono la realtà, la consistenza, la durata di un sentimento?
Non riuscire a dire compiutamente di sé, non trovare le parole, non arrivare mai a sviluppare i propri pensieri costituisce una garanzia di certezza, di esattezza del sentire, di maturità affettiva, di capacità logiche sicure?
Può un ordine del cuore basarsi sul non detto delle emozioni?