18 novembre 2022

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Venerdì 18 novembre 2022

TROVARE LE PAROLE. Per dire, ad esempio, le ragioni di una bellezza.
A differenza di chi crede che la realtà sia solo ciò che si vede, assieme a tutto ciò che non si vede, oltre a tutto ciò di cui abbiamo fatto esperienza – la somma di tutte le esperienze -, c’è chi è quotidianamente impegnato a descrivere i frammenti, i barlumi, le schegge, le tessere che non trovano posto in una mappa credibile di ciò che sfugge alla vista, di cui si ha un chiaro sentore, ma che non si riesce a nominare, dunque è come se non esistesse.
Accade spesso, però, di riuscire a trovare le parole, a metterle insieme, creando le schegge vibranti di cui parlava Virginia Woolf, e arrivare a vedere, finalmente.
Chi professa la sfiducia più totale nei confronti delle parole trascura la parola, il potere che la nostra mente esprime bene quando riesce a dare voce al magma sottostante. Da quel non luogo proviene la Scrittura, come la Voce, come il Volto, come tutto ciò che ci sembra chiaramente che non possa essere prodotto dall’azione conscia della mente. Non si tratta semplicemente dell’inconscio. È implicato anch’esso, ma non solo esso. Se fosse solo opera sua, sapremmo dire bene ogni volta che ne è di noi, o riusciremmo a spiegarci l’origine se non la causa del nostro dire e del nostro fare, soprattutto delle nostre visioni, del vedere esemplare che ci permette di dare corpo al semplice percepire che non è mai un vedere e basta. Paradossalmente, è più facile vedere l’invisibile: una carezza, uno sguardo, una premura… È tutto il visibile che si para davanti ai nostri occhi che ci sfugge, che non afferriamo e non riusciamo a tradurre nell’esperienza vissuta che sola dà corpo ai fantasmi della mente.
Le nostre conversazioni, i tentativi d’accesso alla terra incognita dell’esperienza dell’altro, che non vogliamo venga ridotta al già noto, al passato, intransitabile e pregiudicato, i nostri colloqui che vorremmo d’amore, che ci permettessero di stare sulla soglia, sì, ma come chi ha il permesso di visitare la casa, anche se non ha mai varcato la soglia stessa. Noi vorremmo consistere nello spazio in cui si dà ancora ricerca inesausta di corrispondenze, di intese tacite, di volontà di non bruciare nessun istante eterno, scontando il risultato. Noi vorremmo che la scoperta dell’esistenza che esiste fosse ancora sempre territorio da esplorare, che fosse riservato alla parola il privilegio di chi sa dire in ogni momento il dove e il come e le ragioni di un interesse e di una cura che non siano ridotti a nessuna delle ragioni note.

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