Solidarietà ai miei amici gay, ai Colleghi, ai ragazzi e agli ex alunni che vivono la loro identità di genere con fatica, in mezzo al pregiudizio e alla violenza.
La presa di posizione del rappresentante della Chiesa cattolica all’ONU costituisce un momento doloroso del cammino di vita personale che non vivrete certo senza inquietudine.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si era già pronunciata, riconoscendo l’esistenza di ben cinque sessi: uomo, donna, gay, lesbica, trans.
Io non aspetterò che si scriva il capitolo mai scritto dalla scienza in materia di identità sessuale, per arrivare finalmente al riconoscimento della realtà di ciò che eterosessuale non è come esistente e avente una consistenza durevole nel tempo. Io non aspetterò, perché da sempre convinto della realtà di ciò che chiamiamo omosessuale. Non ho bisogno di riaffermare la mia identità sessuale, che non è stata mai minacciata dall’esistenza di chi maschio non è e femmina non è. Non ho bisogno di riaffermare il valore della famiglia, che non è mai stata minacciata dall’esistenza di coppie non eterosessuali interessate a riconoscimenti giuridici.
Al tempo del referendum sul divorzio (1974), quelli che si opponevano alla legge argomentavano contro la legge stessa, giudicandola come una falla aperta nel sistema giuridico, attraverso la quale sarebbe passata la fine lenta della famiglia. I divorzi sono solo l’effetto della fine delle unioni.
Al tempo del referendum sull’aborto, quelli che si opponevano alla legge argomentavano contro la legge stessa, giudicandola come un cedimento che avrebbe indebolito la famiglia… Il numero degli aborti è diminuito nel tempo. I medici cattolici che si sono arrichiti all’ombra delle sacrestie facendo gli obiettori di coscienza sono aumentati di numero. L’aborto non ha provocato nessun terremoto nel costume. I polacchi, per rendere omaggio al papa polacco, hanno cancellato dal loro ordinamento la legge sull’aborto e poi hanno dichiarato di aver cancellato l’aborto: imbecillità criminale. Le donne polacche si mettono in treno, vanno ad abortire nei Paesi civili confinanti e tornano a casa.
Sono convinto che alla fine prevarrà la compassione, che cioè gli Stati si decidano a legiferare, riconoscendo almeno i diritti elementari, a prescindere dalle unioni, che non daranno vita a famiglie, come noi le abbiamo sempre intese. Noi potremo continuare a negare la realtà di coppie dello stesso sesso che vivono sotto lo stesso tetto, ma esse non per questo cesseranno di essere coppie e di vivere sotto lo stesso tetto. Anche se non avranno il riconoscimento del diritto a un alloggio popolare, non per questo rinunceranno ad avere una loro casa, che pagheranno con i loro sacrifici, continuando a vivere oscuramente, senza imporre ad alcuno la loro presenza. Oggi la Repubblica riportava in prima pagina la notizia che spero errata; Il Vaticano all’ONU: l’omosessualità resti reato. Gli omosessuali possono continuare a subire persecuzioni di ogni genere e a morire: la Chiesa non ritiene che essi abbiano il diritto di vivere e di essere rispettati. E’ questo il diritto alla vita di cui si ciancia in Italia? Questo si chiama nichilismo. Negazione della vita. Cultura di morte.
MICHELE SERRA ha scritto per Repubblica: L’ossessione del peccato.
Poiché in quasi metà degli Stati del pianeta (91 secondo l´Arcigay) l´omosessualità è un reato, punibile in 19 paesi anche con la morte; e poiché perseguire per legge le attitudini sessuali è una evidente mostruosità, la delegazione francese all´Onu ha proposto la “depenalizzazione universale dell´omosessualità”.
Una di quelle nobili formule retoriche di non evidente e immediata applicazione, comunque utili per richiamare all´attenzione del mondo almeno qualcuno dei tanti orrori e soprusi in corso. Si rimane dunque di stucco leggendo che monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, si è pronunciato contro la proposta francese. Portando controdeduzioni così causidiche, e così stravaganti, da dovere essere rilette almeno tre o quattro volte nel timore di non avere capito bene. Monsignor Migliore sostiene infatti che un eventuale pronunciamento sulla depenalizzazione dell´omosessualità, imponendo o suggerendo “agli Stati di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, creerebbe nuove e implacabili discriminazioni, per esempio mettendo alla gogna gli Stati che non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso”.
Vale a dire, sempre che il pensiero del monsignore sia decifrabile: se si comincia col salvare dal capestro un omosessuale, il rischio è che la mania modernista dei “diritti” faccia il suo subdolo corso e arrivi a fare pressione sugli Stati omofobi affinché accettino i nostri costumi relativisti, e sfascia-famiglie. Un volo pindarico del genere, che trasforma la discussione su un abominio in un predellino dal quale spiccare il volo per preservare dalla depravazione occidentale i rudi ma rispettabili costumi delle società patriarcali e omicide (omocide), è davvero impressionante. Il nesso tra la salvezza degli omosessuali dalla forca o dalla lapidazione o dalla galera, e il “matrimonio tra persone dello stesso sesso”, è ovviamente inesistente. Oppure, può venire in mente solo a chi anteponga brutalmente una propria ossessione dogmatica alle urgenze umane, al sangue e al dolore delle persone perseguitate. E dunque sia disposto a confondere il più elementare diritto alla vita e alla libertà con un grimaldello buono per scassinare i costumi timorati, e le tradizioni solide.
Spiace dirlo, ma non è un ragionamento, è un obbrobrio. Così inspiegabilmente goffo da mettere malinconia prima ancora che indurre a indignazione: quel genere di malinconia che coglie le persone di buona volontà, non importa se credenti oppure no, di fronte alla singolare pervicacia con la quale molte voci ufficiali della Chiesa romana sembrano voler dare voce più a una sorta di panico ideologico, tanto più aggressivo quanto più spaventato, che a una comprensibile confutazione di quegli aspetti della vita sociale che confliggono con i regolamenti ? specie quelli sessuali, vera ossessione clericale di questo scorcio d´epoca ? del Vaticano.
Fare di una così ragionevole e civilissima causa (appunto la depenalizzazione dei comportamenti omosessuali) un´occasione di incomprensibile e non richiesto zelo nei confronti di quelle società ancora impenetrabili ai diritti individuali, è qualcosa di più di un incidente di percorso. E´ un´incauta e controproducente confessione di refrattarietà alla migliore e più condivisibile delle culture umanitariste, quella che fa della persona la sede inviolabile dei diritti. Viene da pensare che la persona, secondo la visione del rappresentante della Santa Sede, venga comunque dopo la Morale e dopo la Famiglia. Come se Morale e Famiglia non fossero al servizio della persona, ma fosse questa a doversi accontentare dello spazio concesso da quelle. Se poi lo spazio, in novantuno paesi della Terra, è così angusto da soffocare ? su sentenza di un giudice ? la persona omosessuale, si suggerisce di non dirlo troppo ad alta voce: per non irritare il giudice? Per non fargli paventare l´imminente matrimonio gay, magari con canti e ghirlande, del condannato scampato alla morte oppure scarcerato a causa dell´intrusione francese?
Speriamo di avere frainteso le parole di monsignor Migliore. E speriamo che le abbia fraintese anche lui.