Il settimanale l’Espresso n.2 del 15 gennaio 2009 a pagina 22 dedica un servizio a Gaza: Hamas per sempre, di Barbara Schiavulli, da Gerusalemme.
In evidenza: L’offensiva di Israele a Gaza ha solo scalfito il suo potenziale bellico. I militanti non si arrendono. E dicono: ritorneremo più forti. E sarà vendetta. Viaggio nel movimento fondamentalista.
A pagina 26, Missili contro Tel Aviv, colloquio di Gigi Riva con Ely Karmon, ricercatore dell’Istituto di studi contro il terrorismo di Herzlyia (Tel Aviv), forse l’uomo più esperto al mondo di Hamas e delle connessioni tra il gruppo integralista palestinese con Hezbollah, la Siria e l’Iran.
In evidenza: Hamas se li stava procurando. E aveva già notevolmente rafforzato il suo arsenale. Ecco perché Israele non aveva tempo. E ha agito.
Per Karmon l’invasione era «inevitabile». Non tanto perché in Israele il 10 febbraio si vota e il governo doveva dimostrare ai cittadini di avere a cuore la loro sicurezza. Non solo per evitare una grana al presidente americano entrante Barack Obama. Nemmeno perché erano tornati a piovere a Sderot e dintorni missili Kassam. «Non c’era più tempo», a sentire lui, per una ragione assai più grave: «In sei-otto mesi Hamas sarebbe stato in grado di procurarsi dei missili di una gittata tale da poter colpire Tel Aviv. E questa capacità bellica, unita a quella di Hezbollah, avrebbe prodotto l’effetto di mettere in pericolo, sotto tiro, praticamente l’intero territorio dello Stato». (pp.26-27)