Il Papa: “La vita non è bene disponibile”. Oggi, nella XVII Giornata mondiale del malato, il Pontefice è ritornato a parlare del dolore e della malattia senza mai pronunciare il nome di Eluana ma riconfermando che la vita “non è un bene disponibile” bensì “uno scrigno da custodire e curare con ogni attenzione possibile, dal momento del suo inizio fino al suo ultimo e naturale compimento. La vita – ha proseguito il Papa dopo la messa nella Basilica di San Pietro – è mistero che di per se stesso chiede responsabilità, pazienza, carità, da parte di tutti e di ciascuno. Ancora più – ha sottolineato – è necessario circondare di premure e rispetto chi è ammalato e sofferente”.
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La vita personale – la mia vita – è bene di cui può disporre il ‘titolare’ che, tra i suoi diritti, ha anche quello di togliersela, se questo può servire a una causa grande – il bene della Patria; testimoniare la propria fede… -, ma soprattutto quando intervengano ragioni di salute tali da rendere la vita stessa non più degna di essere vissuta. La vita buona è solo quella consapevole. Se il potere della Chiesa cattolica – che ha invaso l’Italia, ormai – si tradurrà in una legge sul testamento teologico che imporrà la necrofilia clericale, cioè la conservazione indefinita del cadavere ad edificazione delle monache carezzevoli, con l’imposizione di inutili cure mediche, essendo io già morto – le chiacchiere degli scienziati e dei becchini dei Comitati etici non mi interessano -, chiedo fin da ora che si provveda alla sospensione delle cure, contro quanto prescrive la legge italiana. Lei potrà più utilmente rivolgersi ai suoi, Santità, non a me, che non sono un suo seguace. Il significato che lei dà alla vita è fonte di sgomento e di orrore, per me.
In ogni caso, subito dopo l’approvazione della legge, in presenza della impossibilità di morire dignitosamente in questo Paese defunto, procederò nella direzione dell’eutanasia, cioè del suicidio assistito.
