MARCO TRAVAGLIO, La macchina del complotto perpetuo, 2 marzo 2009

Testo:
“Buongiorno a tutti.
Oggi diamo un po’ di notizie che sui giornali avete trovato taroccate, ribaltate o addirittura taciute.
Sono notizie che appartengono tutte a una nuova tendenza del giornalismo italiano, sempre con le dovute e sempre più rare eccezioni, cioè che se un processo va a finire male per un uomo potente non se ne parla o si minimizza, se va a finire bene per l’uomo potente che ne esce in qualche modo allora grande enfasi.
Se ne parla con grande strepitio e strombazzamento; viceversa, i processi ai poveracci possono andare solo in una direzione: male per loro, perché se vanno bene per loro è uno scandalo e immediatamente si insorge contro le scarcerazioni facili, le assoluzioni facili e il buonismo.
Cosa che peraltro accade sempre quando sotto processo c’è un potente: i processi ai potenti si concludono regolarmente con polemiche furibonde sui magistrati, sia che il processo sia finito con un’assoluzione, un’archiviazione o un proscioglimento sia che il processo si concluda con una condanna o un rinvio a giudizio.”

La macchina del complotto perpetuo

Perché dico questo? Perché hanno inventato la macchina del complotto perpetuo. Faccio un esempio: se un potente viene indagato e rinviato a giudizio, ecco la polemica sull’appiattimento del giudice che si siede sulla linea del pubblico ministero, ne sposa acriticamente le tesi e quindi bisogna separare le carriere perché il fatto che il giudice dia ragione al PM indica che c’è stato un complotto fra magistrati. Questo nel caso di condanna o rinvio a giudizio, insomma di esito negativo per il potente.
Se uno viene indagato e poi archiviato o prosciolto o assolto, polemiche perché è stato perseguitato per anni e ora finalmente un giudice ha riconosciuto la verità, ha fatto cadere il teorema dei PM. E’ la prova che c’era un complotto.
Se un processo va male a un potente è la prova che c’è il complotto, se il processo va bene al potente è la prova che c’era un complotto e meno male che il giudice, sia pur tardivamente dopo anni di calvario, ha sventato il complotto ai danni del potente.
Questo è la tendenza, ricorderete che a dicembre eravamo continuamente perseguitati da una serie di notizie e da una serie di commenti: le notizie erano quelle che riguardavano uomini politici nazionali, regionali e locali che finivano sotto inchiesta per vari scandali – c’era stato un addensarsi di scandali che coinvolgevano, tra l’altro, molte giunte di centrosinistra come il caso di Napoli, dell’Abruzzo, di Pescara, di Firenze, della Basilicata, della Calabria – dopodiché alcune vicende vanno avanti, altre si fermano, altre vengono ridimensionate com’è fisiologico nei processi.
Noi avevamo tutti i giorni questi articoloni sul Corriere della Sera di questi super tromboni che parlano di giustizia senza nemmeno sapere di cosa stanno parlando, questi giuristi per caso che parlano della giustizia come i cazzari nei bar e nei biliardi fanno la formazione della nazionale di Calcio, i quali non la finivano più di dire: “ecco, il GIP ha ridimensionato l’accusa del Pubblico Ministero” oppure “il PM li voleva mettere dentro e il GIP li ha messi fuori” oppure “il GIP li ha messi dentro ma è intervenuto il Riesame e quindi è la prova che le Procure complottano, che bisogna separare le carriere”.
Sublime stupidaggine perché stavano appunto parlando di Riesami che si stavano dissociando dai GIP o di GIP che si dissociavano dai PM, a dimostrazione del fatto che la dialettica c’è e che non è vero che gli uni danno sempre ragione agli altri solo perché sono colleghi nella stessa carriera.
Questo era quello che ci dicevano fino a un paio di mesi fa.
Poi silenzio e naturalmente adesso arrivano notizie di quelle indagini di cui si parlava allora, e anche di indagini di cui si parlava un anno fa.

Che fine hanno fatto i processi ai Mastella?

Per esempio: tredici mesi fa, credo fosse il 16 gennaio 2008, apprendemmo, una mattina, che avevano arrestato la moglie di Clemente Mastella.
La signora Sandra Lonardo, presidente del Consiglio Regionale della Campania, era finita agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione e altri reati.
Era stata indagato lo stesso giorno Clemente Mastella, era stato messo ai domiciliari il loro consuocero, l’ingegner Carlo Camilleri, e avevano arrestato e/o indagato una dozzina di esponenti dell’Udeur, per lo più amministratori pubblici di regione, comune di Napoli e comuni della Campania dell’Udeur, il partito di Mastella, che era ministro della Giustizia.
E’ bene ripeterselo perché è talmente grossa che Mastella abbia fatto il ministro della Giustizia che uno magari se ne dimentica o pensa sia una battuta: no, Mastella era veramente il ministro della Giustizia nel governo di centro sinistra che poi, naturalmente, ha ceduto il passo a Berlusconi.
Bene, tredici mesi dopo la notizia l’ho trovata sulla cronaca locale di Napoli del Mattino, non è una notizia che avete potuto leggere salvo forse qualche microscopico trafiletto di quelli che si riescono a individuare col microscopio elettronico.
La notizia è che tredici mesi dopo l’esplodere dello scandalo a Santa Maria Capua Vetere la procura di Napoli ha chiuso le indagini, ha depositato gli atti. Questo è il titolo del Mattino di Napoli dell’altro giorno: “Concussione, Mastella verso il processo. Avvisi di chiusura indagini per l’ex guardasigilli, la moglie e altri ventidue indagati”.
Il problema è che quando fu avviata l’indagine, quando si arrivò a scoprire che c’era l’indagine, cioè quando furono compiuti i primi atti pubblici, l’arresto e gli avvisi di garanzia, e si lessero le carte di questo processo, si lesse il mandato di cattura, si lessero gli avvisi di garanzia, gli inviti a comparire, c’erano ovviamente le fonti di prova in base alle quali questi signori – il ministro della giustizia dell’epoca, la sua signora presidente del Consiglio regionale – erano accusati e c’erano molte intercettazioni, oltre alle testimonianze di vari personaggi.
C’erano maneggi per sistemare gente nelle varie ASL, nei vari ASI, nei vari enti territoriali industriali; c’erano minacce per far andare una carica a questo piuttosto che a quello; c’erano lottizzazioni e tutti i giornali si affrettarono a dire: “ma dov’è lo scandalo?”.
Anzi, fecero scandalo del fatto che i magistrati avessero ritenuto che quelli fossero reati, tutti intitolarono: “Così fan tutti”.
Così fan tutti un corno, perché se così fan tutti, tutti dovrebbero finire in galera visto che tutto ciò è vietato dalla legge; in ogni caso, per fortuna, non è vero che così fan tutti perché di Mastella ce n’è tanti ma non si può dire che tutti gli italiani o tutti i politici italiani siano come lui.
In ogni caso avevano preso lui e la sua signora. Era stato detto: “ma l’indagine fatta da Santa Maria Capua Vetere è viziata perché non è competente, infatti il GIP dopo avere disposto le misure ha trasmesso gli atti per competenza a Napoli, adesso vedrete che a Napoli ci sono i magistrati bravi che smonteranno queste porcherie”.
Ricorderete che il ministro Mastella in carica insultò più volte quell’anziano, piccolo procuratore che aveva problemi anche a parlare alle telecamere, non riusciva a comunicare perché è uno che ha fatto il magistrato in provincia per tutta la sua vita. Fu insultato più volte come se il compito di un magistrato fosse quello di presentarsi bene in televisione.
Mastella disse: “quel farabutto”, lo voleva denunciare.
Bene, l’inchiesta è passata a Napoli, a Napoli è intervenuta la procura che ha confermato che era buona l’indagine di Santa Maria Capua Vetere. Allora gli indagati si sono rivolti al Tribunale del Riesame, poi alla Cassazione.
Piccolo problema: pure la Cassazione ha dato ragione ai magistrati di Santa Maria Capua Vetere sostenendo che quell’inchiesta andava fatta e andava fatta così, che era giusto fare quelle misure cautelari e non che erano state disposte.
A quel punto, si è aspettata la conclusione senza più parlarne, anzi ogni tanto saltava fuori qualcuno a dire “chissà che fine avrà fatto quell’inchiesta che aveva fatto cadere il governo”, perché ci avevano raccontato che avevano fatto cadere il governo, con quell’inchiesta, tant’è che qualcuno, ignorante come una capra, senza ricordare bene le cose, confondeva l’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere con “Why Not” di Catanzaro, e c’era qualcuno che diceva che De Magistris con l’inchiesta di Catanzaro aveva fatto cadere il governo Prodi, indagando Mastella; perché pure De Magistris indagava su Mastella, ma fu iscritto nel registro degli indagati nell’ottobre del 2007 e restò ministro imperterrito a novembre, dicembre e gennaio.
Poi prese a pretesto l’arresto di sua moglie, ma non perché fosse collegato al governo Prodi; anzi, conoscendo Mastella figuratevi se avendo la moglie agli arresti domiciliari ed essendo lui indagato fa il nobile gesto di dimettersi. Allora perché non si era dimesso tre mesi prima quando era stato indagato a Catanzaro?
E’ evidente che Mastella non si è dimesso da ministro e non ha fatto cadere il governo Prodi a causa di quell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, come non l’aveva fatto neanche a causa dell’indagine di Catanzaro: Mastella quando è in difficoltà la poltrona la prende e la tiene, non la molla certamente. Sei ministro della Giustizia… ci siamo capiti…
Perché fece cadere il governo? Perché si era messo d’accordo con Berlusconi di far cadere il governo Prodi in modo da evitare la riforma elettorale che stavano concordando Berlusconi e Veltroni che per Mastella sarebbe stata esiziale come per tutti i partiti piccoli, visto che era la famosa riforma per fare dell’Italia un Paese bipartitico – PD e PDL, gli altri via – e per prevenire il referendum elettorale che avrebbe segnato la fine dell’Udeur.
Lui fece cadere il governo Prodi perché Berlusconi in cambio, forse addirittura per iscritto, gli aveva promesso di portargli in Parlamento, nelle sue liste, dieci senatori e venti deputati.
Questa è la ragione per cui Mastella si dissocia dal governo Prodi, tradisce il centro sinistra e gli elettori che l’avevano votato.

Il preludio del rinvio a giudizio

Si diceva: “chissà che fine han fatto i processi che han fatto cadere il governo Prodi”. Eccolo qua: in tempi record, un anno dopo averla presa in mano, la procura di Napoli manda gli avvisi di conclusione delle indagini che, come ben sa chi fa il mestiere di cronista giudiziario o chi ha studiato un po’ di legge, è il preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.
Una volta, alla fine dell’indagine, il PM decideva se farla archiviare o se mandare gli indagati a processo e si rivolgeva al GIP; adesso, da qualche anno per allungare un po’ i tempi della giustizia, hanno previsto questa fase ulteriore: c’è un cuscinetto temporale alla fine dell’indagine in cui il magistrato avverte gli indagati che l’indagine è finita, che non intende archiviare e che quindi, prima della richiesta di rinvio a giudizio, molto probabile e prevedibile, gli indagati possono chiedere qualche supplemento d’indagine o interrogatorio in più.
Siamo in questa fase: hanno avvertito Mastella, sua moglie e gli altri 22 che verranno presto chiesti i loro rinvii a giudizio e se vogliono che sia sentito qualcuno o acquisita qualche carta.
L’inchiesta è finita, salvo diverse interpretazioni di reati: qua si contestano una serie infinita di concussioni e nello stesso tempo non si contesta più l’associazione per delinquere. Evidentemente si ritiene che questi 22 non fossero tutti associati in una stessa banda ma agissero ora due o tre insieme, ora due insieme, ma che non fosse un’intera associazione. Questi sono dettagli anche perché li vedrà il giudice.
Interessante è vedere gli episodi contestati, visto che ci siamo dimenticati tutto e visto che all’epoca ci dissero che erano cazzatelle e che così fan tutti.

Le accuse a Mastella

Mastella, tanto per parlare soltanto di lui e della moglie, è accusato di sette diversi episodi delittuosi: tre concussioni, tre abusi d’ufficio e una rivelazione di segreto d’ufficio.
La concussione è un’estorsione commessa da un pubblico ufficiale, in questo caso un signore che faceva o il parlamentare, se agiva prima della nascita del governo Prodi, oppure il ministro della Giustizia. Concussione: un’estorsione fatta da un pubblico ufficiale. Minacce di danni ingiusti a una persona per ottenere qualcosa in cambio, da parte di un signore che è titolare di un’autorità pubblica.
A lui gliene attribuiscono tre, poi tre abusi d’ufficio – tre volte avrebbe violato la legge per abusare del suo potere pubblico – e una volta avrebbe rivelato dei segreti d’ufficio.
Vediamo, capi d’imputazione: Mastella è accusato nella sua qualità di leader nazionale dell’Udeur – non agiva in quanto ministro ma in quanto leader nazionale di un partito che in Italia non contava e non conta molto ma a livello locale, a Napoli, è l’ago della bilancia e infatti la moglie è presidente del consiglio regionale.
Primo fatto: in concorso con il consuocero, il padre della moglie del figlio, Carlo Camilleri, e con due assessori regionali, Mastella avrebbe tentato di costringere Bassolino, presidente della Regione, ad assicurare la nomina a commissario dell’Area di Sviluppo Industriale, a una persona designata da Mastella.
Seconda presunta concussione: Mastella tentò, secondo l’accusa, di costringere il dirigente di un’ASL a concedere appalti, posti di lavoro e incarichi dirigenziali a gente appartenente all’Udeur. Qui ci sono Mastella, la sua signora, il capogruppo regionale dell’Udeur, il consulente legale – perché la moglie di Mastella ha persino un consulente legale, indagato insieme a lei per cose illegali… diciamo è il consulente illegale -, il consigliere regionale Ferraro e un altro assessore.
Ora c’è il primo abuso d’ufficio: abuso e rivelazione di segreto d’ufficio, l’accusa che riguarda Mastella e il presidente della sezione del Tar Campania oltre che due presunti istigatori, si riferisce al fatto che Mastella e questi si sarebbero interessati per far andare in un certo modo un ricorso al Tar.
Altri due abusi d’ufficio gli sono contestati insieme al consuocero e altri suoi collaboratori per presunte irregolarità a vantaggio di una comunità montana.
Mastella, insieme al consuocero e ad altri, risultano poi indagati per una terza concussione per la nomina di un esponente dell’Udeur ad assessore dei lavori pubblici del comune di Cerreto Sannita.
Queste sono le accuse; ricorderete, a proposito della moglie, che era stata arrestata perché si era scoperto che nella sua funzione di presidente del Consiglio regionale della Campania aveva, in una famosa telefonata in cui diceva “quello è un uomo morto”, dichiarato guerra al direttore generale di un’ASL il quale si era permesso di nominare come primario un esponente di un partito – un medico, diciamo che per fare i primari aiuta il fatto di essere medici, ma in questo caso non era strettamente necessario, qui sfioriamo le storie di Cetto La Qualunque.
C’era la necessità, secondo lei, di mettere un ginecologo Udeur, l’importante non era tanto la laurea quanto l’Udeur. Se un ginecologo è Udeur il bambino viene fuori meglio, nella loro concezione.
Allora, per sistemare il ginecologo Udeur, avevano fatto strame di ogni regola, tant’è che c’era questo dirigente che veniva massacrato dal gruppo regionale dell’Udeur con interpellanze, interrogazioni. Appena si è permesso di non nominare il ginecologo Udeur ma uno vicino a un altro partito, che riteneva più bravo, hanno cominciato a fargli sapere che gli avrebbero fatto delle interrogazioni parlamentari, che se ritirava quella nomina e si comportava bene e accettava di obbedire all’Udeur non gliele avrebbero più presentate… insomma c’era tutta un’attività nella quale questo signore si è ritrovato vittima, secondo i magistrati, di un’estorsione.

I regali della moglie di Mastella

Dato che la signora Mastella è molto versatile e ha una concezione abbastanza elastica dei suoi doveri, è interessante sapere che nei giorni scorsi – questo non c’entra niente con l’inchiesta penale, questo riguarda la Corte dei Conti – ha ricevuto una contestazione dal procuratore regionale della Corte dei Conti per avere regalato seicento piatti di pregio al personale dipendente della presidenza del Consiglio Regionale e sessanta medaglie d’oro massiccio ai consiglieri.
Voi sapete che questi poveri consiglieri regionali guadagnano poco, non sanno come sbarcare il lunario e arrivare alla fine del mese: quelli della Campania sono più fortunati perché c’è la signora Mastella che è una specie di Babbo Natale tutto l’anno che ha regalato loro medaglie d’oro massiccio per la modica cifra di 17.940 euro.
Secondo la procura contabile della Corte dei Conti la spesa è illegittima: nessuno ha mai sentito il bisogno di regalare medaglie d’oro massiccio ai consiglieri regionali, i quali forse farebbero bene a ridursi lo stipendio invece di incrementarlo in quel modo.
Naturalmente, la signora Mastella si è difesa con la solita faccia da signora Mastella, e ha detto: “quella della procura è una mera ipotesi, le medagliette commemorative sono una tradizione di quasi tutti gli organismi legislativi del mondo”.
In quale assemblea legislativa del mondo non si regalano medaglie d’oro ai consiglieri? E’ proprio una prassi che lei ha seguito e vanno sempre a perseguitare lei, piove sul bagnato.
L’analisi della Corte dei Conti, scrive La Repubblica di Napoli – purtroppo anche qui solo nelle pagine locali perché le notizie sgradite vanno a finire solo nelle pagine locali – prende in esame molti nodi riguardanti l’impiego delle risorse in regione Campania, che continua a detenere partecipazioni in più di trenta società, due riguardano la diffusione della cultura, poi c’è la sanità regionale, il comune di Napoli, sprechi di ogni genere, rifiuti.
Tra l’altro, la gestione del denaro pubblico riguarda anche il caso Romeo che sapete è in galera perché aveva la gestione del patrimonio immobiliare e ne faceva l’uso che abbiamo letto.
La Lonardo ha detto che in fondo questi doni sono poco costosi e quindi è assurdo che lei non possa disporre di migliaia di euro per regalarli non alle persone povere ma ai consiglieri regionali.
Vedremo come andrà il processo, certo è significativo che in tutti i festosi articoli che nelle ultime settimane sono stati dedicati a Mastella il quale piangeva miseria, diceva di essere stato vittima di un complotto, chiedeva risarcimenti per i danni subiti, diceva che tutti gli scandali erano finiti a suo favore, con la sua piena riabilitazione, quando qualche giorno dopo è venuta fuori la notizia della chiusura delle indagini in cui viene accusato di sette capi di imputazione gravissimi come le ipotizzate concussioni, nessuno abbia poi voluto correggere il tiro.
Ovviamente chi non legge le pagine locali di Repubblica o del Mattino probabilmente pensa che Mastella veramente non abbia più indagini in corso. In realtà ne ha una che sta per andare a processo come questa, ne avrebbe un’altra a Catanzaro che sarebbe andata avanti se non fosse stato buttato fuori, peraltro come aveva chiesto lo stesso Mastella al CSM, il PM titolare, cioè De Magistris.
Si è poi scoperto – lo ha scoperto la procura di Salerno – che l’archiviazione di Mastella nel caso “Why Not” dipendeva dal fatto che al GIP la procura, dopo aver tolto le indagini a De Magistris, non aveva mandato tutti gli atti di accusa a carico di Mastella e quindi sulla base di una parziale documentazione il GIP aveva deciso di archiviare dicendo “qui non ci sono elementi per rinviare a giudizio, anzi non ci sono elementi nemmeno per indagarlo, Mastella”. Certo, perché gli elementi che De Magistris e il suo consulente Genchi avevano trovato e avevano obbligato loro a indagare Mastella, la procura – secondo l’accusa salernitana – non li aveva mandati al GIP rendendo quindi il GIP orbo rispetto ai fatti che erano stati scoperti.
Abbiamo questa indagine pienamente in attività a Napoli, avremmo quell’altra indagine che sappiamo com’è finita proprio per tutti i maneggi intorno a Catanzaro.
A proposito: fate girare l’intervista di Genchi al blog di Grillo che è spettacolare, ma non mi pare di dover aggiungere niente su quello.

Informazione piduista

Chiudo con una piccola parentesi: la stessa vicenda di Mastella, allo specchio, è capitata in questi giorni a proposito di Angelo Rizzoli, l’erede della famiglia Rizzoli, il più importante gruppo editoriale privato e puro – facevano solo gli editori, i Rizzoli – che ha fatto la storia dell’editoria italiana e che a causa di quest’ultimo rampollo, negli anni Ottanta fu consegnata con dentro il Corriere della Sera alla P2, dopo avere accumulato debiti incredibili.
Rizzoli fu arrestato; era iscritto alla P2, fu condannato per bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata, per avere distratto dalle casse del gruppo la bellezza di 85 miliardi di lire degli anni Ottanta.
Ventisei anni dopo ha chiesto alla Cassazione di annullare quella condanna per bancarotta perché… lo chiedo a voi!
Se avete visto i giornali e i telegiornali il messaggio che è passato è che ventisei anni dopo, ventisei anni di calvario, questo pover’uomo è stato completamente scagionato dalla Cassazione che ha stabilito che non aveva fatto niente.
Assolutamente falso! La sentenza è simile a quelle che riguardano Berlusconi sul falso in bilancio, dove si dice che il falso in bilancio non è più previsto dalla legge come reato, perché è stato depenalizzato.
Nel caso di Rizzoli non se l’è depenalizzato lui, questo è il suo unico elemento di vantaggio rispetto a Berlusconi. Berlusconi si depenalizza direttamente i reati, ma l’assoluzione di Angelo Rizzoli che poi se ne va in giro a fare la vittima del complotto e a dire “mi hanno ridato l’onorabilità, esco pulito a testa alta”… per niente! Quello era reato quando l’aveva commesso, non era più reato quando se n’è occupata la cassazione, chiamata da lui a cancellare una condanna che aveva già avuto perché nel frattempo, nel 2006, è stata abolita la bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata.
Uno, quando è così fortunato che gli cancellano il reato, accende un cero alla Madonna o a Licio Gelli se è iscritto alla P2 e crede in altre religioni, e certamente non va in televisione a fare la vittima.
Lui ha fatto la vittima e adesso vuole addirittura il risarcimento dei danni, quasi come Mastella, ci chiede altri soldi, e tutti inebetiti di fronte a lui a dargli man forte e la possibilità di raccontare palle ai cittadini italiani.
Vedete che, a differenza del caso Mastella che si sta concludendo negativamente e quindi viene occultato dai giornali, il caso di Angelo Rizzoli che invece si è concluso molto positivamente, fortunosamente per lui, è stato grandemente enfatizzato dai giornali.
La gente ha detto su Mastella “chissà com’è andata a finire”, su Rizzoli invece si può scrivere che l’indagine non stava in piedi perché non aveva fatto niente, tanto poi chi lo viene a scoprire che l’hanno assolto soltanto perché avevano cancellato il reato?
Passate parola.”

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