Poco fa, leggendo il Venerdì di Repubblica, ho scoperto l’esistenza del Giardino dei Giusti a Milano. Sorto il 24 gennaio 2003 da un’idea di Gabriele Nissim, ripropone l’idea di Gerusalemme, Yerevan, Sarajevo.
I Giusti tra le Nazioni sono i non ebrei che hanno salvato gli ebrei perseguitati dai nazisti.
«Il Giardino è sul Monte Stella, la collina costruita con le macerie dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Ed è ora dedicato ai Giusti di tutto il mondo, coloro che in ogni parte della Terra si sono opposti ai genocidi e che ancora oggi si oppongono ai crimini contro l’umanità.
La mattina del 6 maggio saranno piantati 6 alberi. Il primo sarà dedicato a Pierantonio Costa, l’imprenditore che, grazie al suo ruolo di rappresentante diplomatico italiano in Ruanda, durante il genocidio del 1994 ha salvato duemila persone. Gli altri alberi ricorderanno Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia; il turco Hrant Dink, assassinato a Instanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno; il serbo Dusko Kondor, ammazzatoa Bijelijna, in Bosnia, per aver denunciato la pulizia etnica; il tunisino Khaled Abdul Wahab, che ha salvato a Mahdia, in Tunisia, un gruppo di ebrei durante la Shoah; e i 442 italiani che hanno fatto altrettanto nel nostro Paese.»
Di tutte le ricompense e i riconoscimenti morali io credo che questa sia la più alta: essere riconosciuti come Giusti. In una società dove predomina il servilismo e la viltà, eterodirezione e conformismo; dove le menti sono devastate dalla stupidità e dalla violenza della televisione, che indottrina dopo aver distrutto i fatti, ad uso dei teppisti che la governano, l’aspirazione a tale riconoscimento è l’atto d’accusa più chiaro contro i nemici della libertà.