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Il risultato elettorale di ieri ci proietta in una realtà nuova: nelle Aule parlamentari ci saranno meno gruppi; il lavoro dei legislatori risulterà semplificato; le forze della maggioranza e dell’opposizione avranno un’identità meglio definita. L’utopia è rimasta fuori delle Aule. Le decisioni saranno prese meglio, senza il potere di condizionamento di troppi alleati. Non dovrebbe esserci più eterogenesi dei fini, dunque nemmeno contraddizione politica, contrasto, sterile contrapposizione tra le anime politiche restanti. Se dovremo considerare i rappresentanti del popolo eletti espressione di tutto il popolo. Ma lo rappresenteranno veramente tutto? Sapranno farlo? Immaginiamo che sia così. La piega presa dalla politica oggi in Italia, però, non rischia di vedere il Parlamento separato dal Paese, considerato quanto è rimasto fuori? Il Parlamento sarà laico, cioè non clericale, non ostile alle donne e alla scienza? capace di legiferare a favore di quella parte della società che non è clericale e che considera la scienza sempre etica, come ebbe a dire una volta Renato Dulbecco? Prevarrà la conoscenza o la comunicazione, le verità sociali o la clava dell’ideologia? Chi ascolterà il dissenso? Sarà possibile esprimere dissenso? in quale modo? in quali sedi? Dovremo arruolarci al partito della semplificazione e basta? E se dovesse assalirci qualche dubbio? Se dovesse accaderci di pensare qualcosa che non coinciderà con quanto pensa il Capo del partito-persona potremo sentirci al sicuro o dovremo preoccuparci per noi e per la nostra famiglia? Potremo manifestare contro il nucleare senza essere caricati dalla Polizia? Saremo ancora un po’ liberi? continueremo ad avere quello che resta della nostra libertà? La televisione rinuncerà a condizionare e a istupidire e a inventarsi le notizie e a censurare tutto ciò che non è omologato e conforme all’Ideologia?
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