Un re scalzo per Penelope
8 marzo 2008
Penelope
Ulisse mi ha fatto una promessa solenne.
«Mio padre Laerte è un re ortolano. D’ora in poi io sarò un re scalzo.»
«Resterai dunque a Itaca?»
«Resterò a Itaca per sempre. Gli dei mi sono testimoni.»
da LUIGI MALERBA, Itaca per sempre, MONDADORI 1997, pp.180-181
Quello che attrae del racconto di Malerba è la cura che egli mette nel restituire una figura femminile come Penelope concepita oltre ogni tradizione affermata. Della sua attesa paziente è rimasto ben poco. Le sue solide virtù sono stemperate nel confuso accavallarsi dei pensieri e delle emozioni, di fronte al comportamento di un uomo che le riserva, al suo ritorno, altra incomprensibile attesa, facendo nascere nel suo cuore il sospetto che partirà di nuovo, che la passione che lo spinse a partire non è placata. Ulisse è ancora Sehsucht e Streben. Occorre che una donna tenace metta in campo ancora la sua pazienza, per indurlo a deporre le insegne regali e a farsi finalmente uomo. E’ quello che fa Penelope, per volontà di Malerba: ritarda la ‘risposta’ all’eroe greco, chiamandolo a discutere di sé, di loro, di Itaca. La Penelope di Omero non ci piace più. Ci appare troppo presto protesa a dire sì. La Penelope di Malerba è nostra contemporanea, come è giusto che sia: ogni riscrittura del mito ne è un aggiornamento significativo per noi…
Questo 8 marzo vogliamo immaginarlo così: pensoso delle sorti delle donne.
Vogliamo sentirci preoccupati della loro condizione, impegnati a migliorare i loro destini, rispettosi della loro libertà, consapevoli dei compiti comuni. Perché la fratellanza inquieta che ci lega sia infine differenza in pace, la discorde armonia dei sessi e delle culture che sola ci permette di pensarci oltre ogni storico dissidio.
Imparare a «pensare pensieri che pensano pensieri diversi» (Hannah Arendt).