L’ insistenza con la quale è stato ripetuto che il Parlamento di Strasburgo non voleva attaccare l’Italia ha finito per suonare sospetta. L’effetto è stato di confermare un’attenzione europea nei confronti del governo di centrodestra ai confini della diffidenza, se non dell’ostilità. Dopo il dibattito di ieri sulle discriminazioni contro i «rom», Silvio Berlusconi ed i suoi alleati sono candidati a diventare potenziali bersagli dell’indignazione continentale.
Le critiche dalla Spagna del socialista Zapatero sono almeno in parte riuscite a concentrare l’attenzione negativa dell’Ue sul caso italiano. E l’emergenza dei rifiuti in Campania contribuisce a tenerlo amaramente vivo. Il Consiglio dei ministri fissato oggi a Napoli rappresenta per il premier la prima prova delle difficoltà che deve affrontare; ma anche di qualche tensione di troppo che serpeggia nella sua maggioranza. La coincidenza temporale mette insieme i due temi-simbolo sui quali Berlusconi ha potuto contare per vincere a man bassa le elezioni del 13 aprile: l’immondizia e la sicurezza.
Ma le misure che palazzo Chigi si prepara a prendere su entrambi i fronti sottolineano una situazione irrisolta, e di non facile soluzione. Nella durezza dei provvedimenti contro gli immigrati clandestini rivela la voglia di rispondere alla paura ed alla richiesta di sicurezza dell’opinione pubblica; e insieme di replicare a muso duro a quello che viene considerato un tentativo di condizionamento da parte dell’Ue. L’inasprimento indiscriminato delle pene; i maggiori poteri a sindaci e prefetti; le accuse ad un’Europa che «non ha capito la situazione», nelle parole del sindaco di Roma, Gianni Alemanno: tutto porta a pensare che abbia prevalso una risposta anche «elettorale».
La scelta è di introdurre quello che il ministro dell’Interno Roberto Maroni definisce «un deterrente» per chi entra clandestinamente. È un approccio sul quale sembrano ritrovarsi tuttavia ampi settori del Pd, soprattutto a livello locale: una sintonia riscontrata anche in materia di rifiuti, perché le responsabilità fra potere centrale e sindaci appaiono strettamente intrecciate. Ma che i provvedimenti si rivelino efficaci, è meno scontato. Soprattutto in materia di sicurezza, le riserve rimangono per lo più sottotraccia, eppure si intuiscono. Le resistenze di alcuni settori della Chiesa cattolica sono esplicite: le conferma il giudizio negativo del ministro Carlo Giovanardi.
Non solo. Il fatto che il reato di immigrazione clandestina sia in un disegno di legge, ma non nel decreto del governo, induce a pensare che sia un pegno pagato ad un elettorato spaventato; ma che alla fine possa essere modificato, se non lasciato su un binario morto. D’altronde, sono in molti a considerarlo un provvedimento costoso e di difficile applicazione: «un boomerang», secondo l’opposizione. Il timore di ingaggiare un braccio di ferro logorante con l’Ue è acuto, nonostante le scuse arrivate ieri alla Farnesina dal ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos.
E il tentativo fallito di inserire nel decreto sulla sicurezza una norma sul «patteggiamento » che avrebbe sospeso i processi ha riesumato i sospetti e le polemiche, non solo italiani, sulle «leggi ad personam ».
(dal corriere della sera, 21 maggio2008)