Estranea alla vita è la morte, ed estranei ai vivi diventano coloro che si trovano nel paese di una malattia inesorabile. L’intenso legame tra una figlia e una madre viene improvvisamente travolto e sfigurato quando la madre è colpita dall’irrompere del male. In un racconto incalzante in cui il passato diventa presente, tutta la storia di una vita, la giovinezza tempestosa, gli amori, il fascino e le battaglie di quella donna che ora le appare irriconoscibile, sfilano davanti agli occhi della figlia, mentre entrambe avanzano nella terra ignota della malattia, scoprendosi diverse da prima, abitate da sentimenti sconosciuti, incapaci di comunicare. Troppo vicine e insieme troppo lontane, dovranno poi condividere con lo stesso disorientamento il confronto con medici e ospedali, una comunità spesso inospitale e contraddittoria, che si nasconde dietro un’illusoria bonarietà e l’accanimento delle cure per non considerare il malato un essere umano trafitto e lacerato. Diario, riflessione, colloquio intimo con l’idea della separazione e della morte, il nuovo libro di Elisabetta Rasy è un’indagine sulla realtà universale del dolore, e su ciò che, nonostante tutto, al dolore sopravvive. [dalla quarta di copertina]
ELISABETTA RASY vive e lavora a Roma. Ha esordito nel 1985 con il romanzo La prima estasi. Con Rizzoli ha pubblicato Ritratti di signora (1999), Tra noi due (2002), La scienza degli addii (2005).
PIETRO CITATI, Madre e figlia divise dal dolore, la Repubblica 13 settembre 2007