Un passo inevitabile la Repubblica, 24 maggio 2008
Affermo da anni, da quando persino la parola era tabù perché evocava le bombe e la fine dell´umanità, che il nucleare appare come la fonte di energia che ha le maggiori potenzialità per affrancarci dalla schiavitù del petrolio e rispondere al crescente fabbisogno mondiale di energia, che aumenterà di oltre il 50% entro il 2030, in base alle stime attuali delle maggiori agenzie internazionali.
Oggi sono ancora più convinto che la questione non è scegliere o non scegliere l´energia nucleare, ma prendere atto della sua inevitabilità. Per almeno tre motivi. Primo, le fonti di energia che oggi utilizziamo sono esauribili: i combustibili fossili, petrolio in primis, e il carbone, finiranno fra qualche centinaio di anni, e non c´è spazio né di discussione, né di intervento su questa scadenza. Secondo, al momento non abbiamo fonti alternative altrettanto valide dal punto di vista della quantità e della qualità. L´energia idroelettrica è sfruttata al massimo del suo potenziale, o quasi; l´energia eolica, è una prospettiva affascinante, ma può essere sfruttata solo nei Paesi esposti ai venti, come in Nord Europa, e scarsamente in Italia; l´energia geotermica, che è una fonte inesauribile, ha processi di estrazione troppo complessi e costosi; le biomasse sono promettenti, ma da utilizzare con raziocinio per non capovolgere l´equilibrio dell´utilizzo dei terreni per le coltivazioni; l´energia solare sicuramente va sfruttata in modo più deciso in Italia perché è pulita, inesauribile e abbondante nel nostro Paese, ma ancora c´è molto da investire sulle tecnologie per il suo pieno utilizzo. Certo anche i nuovi impianti nucleari richiedono tempi di realizzazione non brevi, ma le tecnologie di sfruttamento sono note e condivise a livello mondiale. Terzo, il nucleare è una fonte non inquinate e sicura dal punto di vista degli effetti sulla salute. Basta pensare che per il fatto stesso di stare sulla Terra ognuno di noi assorbe radiazioni ionizzanti (cancerogene) in quantità non indifferenti: in 70 anni di vita assorbiamo circa 70 msv, una dose 140 volte più alta di quella ricevuta dall´incidente di Chernobyl (pari a 0.5 msv). La minaccia per la salute dell´uomo e dell´ambiente legata all´energia nucleare di per sé è dunque pressoché nulla. Il rischio è piuttosto collegato agli incidenti e infatti il grande movimento antinucleare è nato essenzialmente sulla scorta della paura dei disastri delle centrali nucleari. Va ricordato che in Italia il referendum in cui il Paese ha detto no al nucleare avvenne nel 1987, vale a dire un anno dopo il disastro di Chernobyl, quando l´opinione pubblica era, più che comprensibilmente, in preda al panico. A vent´anni di distanza è ora di riaprire il dibattito su basi nuove, prendendo atto (anche in questo caso) che il rischio di incidente per le nuove centrali si è molto ridotto, grazie alla ricerca e al progresso tecnologico. La centrale di Chernobyl fu progettata per scopi militari, era un impianto obsoleto e carente di sistemi di sicurezza e oltretutto l´incidente fu causato da un tragico e incredibile errore umano. Oggi nel mondo esistono 450 centrali nucleari in 33 Paesi. Negli Stati Uniti ci sono 103 reattori nucleari, e in Europa, l´Italia è l´unico Paese avanzato a non averne nessuno. Possiamo davvero pensare che tutti gli altri Governi mettano severamente a rischio i loro cittadini? Guardiamo vicino a noi: nella piccola Svizzera, icona della sicurezza e della qualità della vita, a due passi dal confine italiano, ci sono 5 reattori nucleari, in Spagna 9, in Germania 17, in Francia 58! E se anche guardiamo più lontano, verso i nuovi Paesi emergenti scopriamo che anche l´India recentemente si è orientata al nucleare. Se dunque questa fonte di energia è una necessità per il futuro del resto del mondo, non c´è alcuna ragione perché per noi, e solo per noi, lo scenario dovrebbe essere diverso.