Contro “questo” nucleare
Mercedes Bresso – La Stampa, 26 maggio 2008
Sono per la scienza, sono convinta che le scelte vadano fatte senza preclusioni di alcun tipo, laicamente, come dice la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Ma è esattamente per queste ragioni che sono contraria al rilancio in tempi brevi del nucleare, prospettato dal governo. Parto dalle indicazioni fornite ieri su queste pagine dal premio Nobel per la Fisica, professor Carlo Rubbia: questo nucleare è vecchio, sarebbe molto più importante e strategico rivitalizzare la ricerca e le competenze italiane in materia. a senso aggrapparsi al volo all’ultimo vagone di un treno ormai passato? A me sembra di no. Casomai, ed è proprio quello che facciamo in Piemonte, è meglio guardare avanti, facendo tesoro delle migliori esperienze nel mondo (il contrario della sindrome «da villaggio di Asterix» di cui parla l’editorialista Luigi La Spina) e ponendosi allo stesso tempo il problema di individuare soluzioni immediate, per far sì che lo sviluppo non sia un concetto di fantasia. Esistono due problemi irrisolti nel nucleare attuale, problemi che spiegano anche il calo mondiale nel suo utilizzo: 1) siti per i rifiuti radioattivi; 2) i costi di smantellamento elevatissimi, valutati nel doppio – almeno – del costo della centrale, che rendono la soluzione poco economica. Puntare sul futuro, accettare la sfida dell’innovazione tecnologica e della ricerca, che sono da sempre caratteristiche del nostro sistema (economico, accademico, industriale), significa invece muoversi in altro modo e come Regione abbiamo accettato questa sfida. L’efficienza delle fonti rinnovabili è in crescita, da queste e dal risparmio energetico possono venire forti abbattimenti del fabbisogno (l’uso domestico, in Piemonte, è prima voce di consumo con il 38% del totale) e allo stesso tempo si crea economia: tutti i settori produttivi interessati a queste tecnologie e soluzioni — dalla meccanica all’edilizia – sono tra le nostre «specialità». Ecco, allora, che creiamo ricerca, innovazione, sviluppo, lavoro, ricchezza, risparmio per le famiglie. Subito. Contemporaneamente, concentriamo forze e risorse sullo sviluppo di competenze e conoscenze per quel che riguarda la prossima frontiera energetica, dandoci il tempo di riconquistare terreno e riproporci come avanguardia, battendo ogni strada: solare a concentrazione, nucleare utilizzando altri metalli che non siano l’uranio (il tono di cui parla Rubbia, ad esempio), fusione nucleare (che non lascia rifiuti pericolosi)… C’è, infine, l’impossibilità tecnica di localizzare una delle centrali nucleari attuali in Piemonte. A suo tempo mi occupai della Valutazione di impatto ambientale e conosco bene la questione, non mi pronuncio su altri luoghi. I siti individuati erano due: Trino, il migliore, e Alluvioni Cambiò. In quest’ultimo caso è il nome stesso della località a chiarire quale sia il problema. Per quel che riguarda Trino, la quantità d’acqua è troppo scarsa — all’epoca era scarsa solo in inverno, oggi lo sarebbe anche in estate — per consentire un raffreddamento senza il rischio di dover fermare la centrale e quindi buttare via l’intero investimento. Conviene? Direi di no, anche perché il guasto — è capitato anche negli Usa e in Giappone — è possibile e in piena Pianura padana sarebbe devastante. Insomma, sono disponibilissima ad affrontare l’argomento e ad approfondire le possibilità di impegno, magari comune, con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Ma sono per l’applicazione della scienza di oggi e domani, non quella di ieri. Sarebbe uno spreco e un rafforzamento della nostra arretratezza.
Presidente della Regione Piemonte.