VINCENZO CERAMI, Cristianesimo

Cristianesimo

Il cristianesimo, in Italia, è al lumicino. È ormai palese. Oggi, qui da noi, con l’aria che tira, metterebbero San Francesco in galera. Non solo faceva la questua, era vicino agli ultimi, prendendosi addirittura cura dei lebbrosi. L’Italia ha dimenticato che Gesù è stato inchiodato alla croce proprio perché aveva scelto i poveri in spirito. Chi lo ricorda più il «discorso della montagna»!? Addio ai misericordiosi, ai puri di cuore, ai perseguitati a causa della giustizia: il Signore aveva promesso loro il regno dei cieli. «Cristianesimo», questa è la drammatica parola di oggi.

La verità è che il cristianesimo è un impaccio per tutti. Siamo al ripudio dell’amore francescano. Il Giullare di Dio gettò alle ortiche i suoi abiti preziosi e festaioli per indossare uno straccio. Ai nostri giorni, pur di difendere il guardaroba griffato, non si esita a mettere in prigione chi è vestito di panni laceri. Altro che sicurezza pubblica.

Il povero che mette piede in Italia per lasciarsi alle spalle la fame, la guerra, la miseria, diventa automaticamente un criminale (anche se arriva per cercare un onesto lavoro, come hanno fatto gli emigranti italiani in tempi non remoti) e viene sbattuto in gattabuia.
“Comunione e Liberazione”, abituata ad applaudire i ricchi, non batte ciglio; i parroci che tutti giorni esercitano la pietà cristiana nei quattro angoli sperduti del paese, non hanno voce. Nessuno si scandalizza per il fatto che il cristianesimo, che fu uno scandalo, non esiste più nelle nostre coscienze addormentate. È flatus vocis, rito senza più mito.
I poveri che giungono da noi ci liberano dai lavori che nessuno vuole fare: accudiscono i nonni, lavano i nostri cessi, raccolgono la spazzatura, si arrampicano sulle impalcature pericolose, fanno gli sguatteri, portano i cani a spasso. Non importa se sono laureati o analfabeti. È vero che tra loro si infiltrano i delinquenti, come è vero che dietro la clandestinità ci sono le nostre organizzazioni criminali. Ma per combattere tutto questo bastano le leggi esistenti dello Stato. La maggior parte degli italiani ha applaudito ai provve-dimenti del governo che scacciano le paure. Dentro quelle paure c’è anche il terrore delle corna. Si è deciso per il pugno di ferro senza nessuno scrupolo “spirituale”, facendo passare per giusta una scelta disumana e irreligiosa. La morte del cristianesimo si specchia nella vanificazione di ogni spiritualità, è il riflesso di uno schiacciamento edonistico sul presente. Nessuno investe più sulla crescita di civiltà, perché la natalità italiana è zero, e perché il pianeta così malridotto non promette nulla di buono. Dicevano una volta che è meglio un uovo oggi che la gallina domani: a questo si è ridotto il valore cristiano della Speranza.

l’Unità, 25 maggio 2008

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