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Il ‘contenuto’ del pensare autenticamente ciò che c’è da pensare non resta impensato per noi, se corriamo a dire la cosa stessa. E’ stato lo stesso Heidegger – che ci ha guidati fin qui sulla materia del ringraziare, del ricordare il bene ricevuto – a dire: l’essenza della verità è la libertà.
Alla parola verità io ho dato il significato di verità dialogica: la verità è il tono di un incontro. Il significato della verità per me, allora, è questo: nella sfera a noi più vicina, quella delle relazioni forti, afferrare la verità non è scoprire qualcosa che ci sia stato nascosto.
Certo, l’altro saprà custodire il Segreto della propria vita anche ai miei occhi, anche a me che gli sono ‘amico’. Non di questo, dunque, si tratta, quando penso alla libertà con cui mi viene incontro. Io non pretendo di sapere tutto, che tutto debba essere detto a me, che l’altro non debba avere segreti con me. Il segreto dell’anima è un valore da custodire, la garanzia della libertà personale: è difendere il recinto della propria esperienza dagli assalti dell’immortale volgarità umana. Questo riserbo si chiama pudore.
La persona a cui ho insegnato a ritrovare la libertà personale non avrà paura di aprirsi a me, giacché è ormai nell’aperto: la sua anima è aperta al mondo. Essa non lo teme più. Avendo conosciuto il male, per averlo fatto agli altri e a se stessa, l’anima ora saprà bene discernere tra le voci del mondo e stare in ascolto e in attesa. Avendo appreso la giusta attesa, non accorrerà al richiamo di tutte le sirene. Ciò che mi aspetto, ora, al culmine del cammino di liberazione personale è che l’altro mi renda partecipe della sua libertà, che non si allontani frettolosamente, quasi a voler preservare la libertà riconquistata da un ‘nemico’ che è alle porte. Io mi aspetto che l’altro sappia riconoscere e distinguere me dalle infinite voci del mondo, assegnandomi un significato positivo, che si metta a praticare la giusta distanza che unisce e separa gli uomini liberi.
Se l’altro saprà pensare autenticamente ciò che c’è da pensare – la propria libertà, come libertà in situazione, cioè come esistenza protesa al mondo -, incontrerà sicuramente la mia libertà, il mio procedere ininterrotto verso una libertà sempre più grande: la tessitura della libertà personale, intrecciata con la trama delle relazioni con gli altri. In situazione significa che la libertà non è illimitata. Essa non scioglie. Piuttosto, è ciò che lega. Originariamente, il suo limite è dato dalle condizioni di nascita. Io non posso scegliere il luogo e l’ora della mia nascita, né la famiglia da cui venire al mondo. La situazione, dunque, costituisce la necessità, il destino personale o, almeno, una parte del destino personale. Ciò che più autenticamente c’è da pensare, allora, e che costituisce il fondamento di ogni ringraziare è l’oscillazione tra progetto e destino che scandisce i tempi della nostra vita, prima ancora di ogni percorso terapeutico e riabilitativo.
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