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La vita è sintesi e forma. Occorre guadagnare una superiore visione delle cose che ci aiuti a intendere la vita stessa e ci aiuti ad inchinarci di fronte alle esistenze altre, per innalzarci fino ad esse ed assegnare loro un significato.
Se ci disperdiamo analiticamente trascorrendo nelle infinite distinzioni senza arrivare mai a ricomprendere in una superiore unità le cose e senza dare forma a movimento e cangiamento, resteremo pietrificati di fronte alla realtà, interpretando volontà e destino come Volontà e Destino, cioè come forza e potenza la prima e come imperscrutabile disegno superiore il secondo.
In realtà, il nostro servo arbitrio deve essere fatto libero impegnando tutta l’esistenza in un processo ininterrotto di liberazione, e dovremo fare del nostro daimon il nostro Angelo, traducendo la mitica Necessità (Caso, Destino) in responsabilità, riconducendo a noi il principio esterno: solo un’etica della responsabilità renderà l’esistenza degna di essere vissuta.
La vita buona non è solo un’esistenza condotta secondo onestà e con trasparenza della coscienza. Si richiede un retto sentire, l’esattezza del sentimento per corrispondere adeguatamente alla ‘realtà’ dell’altro: è l’ordine del cuore, il corretto significato che assegneremo all’esistenza altrui, alla base della realizzazione del soggetto morale: il rispetto della realtà (delle cose e degli altri) è il fondamento di una vita virtuosa e giusta.
(Grundwort è ‘la parola fondamentale’, ciò che c’è di più originario: la base a cui tutto ricondurre. Tutto ciò che c’è da sapere.)
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