CAMMINARSI DENTRO (165): Il disordine del cuore

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31 dicembre 2010

Normalmente c’è disordine. Subbuglio. Guazzabuglio chiamò Manzoni il cuore stesso. Siamo di solito turbati, vivamente emozionati, contrariati, perfino sconvolti. Tutte le volte che ci sentiamo contraddetti o negati si oscura il cielo. Ci si dice che abbiamo il volto scuro, che ci siamo rabbuiati… Trascorriamo facilmente da un’emozione all’altra. Eugenio Borgna dice che le emozioni sono infinite di numero, perché sicuramente intende riferirsi alla gamma vastissima delle loro tonalità.


Una canzone del Rinascimento avverte: Movesi l’amante verso l’oggetto amato. Se l’oggetto è vile, l’amante si fa vile. Sempre da qui occorre ripartire, cioè dall’idea che siamo presi positivamente, affetti, colpiti, vinti sentimentalmente da ‘oggetti’ non sempre all’altezza delle nostre aspettative. Ma c’è di più: ci ritroviamo di fronte all’oggetto d’elezione scoprendo dopo quello che abbiamo scelto. La perplessità, infatti, nasce dalla scoperta di una realtà che non corrisponde a quello che sapevamo di noi. Perché ‘ci ritroviamo’ proprio con quella persona? Il tempo provvederà, poi, a confermare per noi l’esistenza in quella persona di tutti i difetti che non avevamo voluto vedere quando le persone a noi vicine ce li hanno indicati, chiedendosi magari perché abbiamo fatto quella scelta. Questa circostanza mi conferma nell’idea più importante da abbracciare: nelle cose d’amore non operiamo con chiarezza e distinzione, sceverando e discriminando, separando il grano dal loglio. Intravvediamo appena le erbacce, presi come siamo dal bagliore e dal baluginare e dai trucchi di radianza.

Si potrebbe obiettare che una mente adulta e un cuore adulto sapranno ben vedere e avvertiranno distintamente fin dall’inizio di cosa sia fatta la persona che sta loro di fronte! Essi sapranno soppesare la scelta, la mente lascerà il cuore libero di abbandonarsi all’onda della vita. I rischi saranno valutati fin dove è umanamente possibile farlo. L’improvviso della vita farà il resto. Prenderemo a divinare dal fondo enigmatico e buio della nostra anima, stupendoci di noi stessi, amando perfino noi l’amore di cui ameremo l’altra creatura. Ripercorreremo i nostri discorsi, rafforzeremo tutte le nostre dichiarazioni d’amore. Ne studieremo di sempre nuove. Accetteremo, insomma, la sfida dell’indicibile.

Ma provate ad immaginare un cuore giovane. E tenero. Una mente baldanzosa. Le fiere speranze dell’età. Una ragazza folle di miele. E la notte complice. E i recessi della casa. I baci furtivi. Le promesse d’amore. L’affanno per un altro abbraccio. Tutto il corteo della corte d’amore dispiegato allo scopo di accedere finalmente al lago del cuore della persona amata. Tutto questo apparato potrà essere non dico frenato, ma almeno rallentato da una mente che vorrebbe vederci più chiaro proprio là dove tutto è luce e sogno d’estate? Fosse pure una fredda sera d’inverno a tramare contro di noi, non accetteremmo di scaldarci le mani sfregandocele per ore sotto le sue finestre, per dimostrarle che sappiamo aspettare, che non c’è altro che ci chiami, che il nostro cuore è tutto lì trepidante, di tutto dimentico, perché così vuole la vita?

Immaginate ancora che arrivi il giorno in cui i cuori discordano ed uno di essi precorra i tempi, scelga per entrambi, magari facendo la scelta più grande, di generare nuova vita, che il tempo dell’attesa arrivi, che la vita prenda una nuova piega, per noi inaspettata, che ci ritroviamo a vivere una vita che per certi versi non ci appartiene, ma avvertendo nello stesso tempo interdetti che quello che sta per accadere ci riguarda, ci appartiene, pure proviene da noi…

Immaginate che questo accada all’esistenza spezzata di un ragazzo affetto da tossicomania, che egli non sappia fronteggiare il nuovo che avanza, che non sappia di essere padre già – perché nessun padre gli ha mai detto di esserlo -, che si ritrovi alla periferia della vita, senza parole per dire cose che hanno bisogno di parole per esistere, che gli sembri di non essere più da nessuna parte, infine che abbia paura, perché anche le cose belle ci spaventano… Ma un conto è ritrovarsi in una bella provincia arredata, con un curriculum vitae a posto, senza vuoti né interruzioni, e un conto è sentire il richiamo della dissolvenza, il bisogno di assentarsi, di rifluire nel silenzio e nel vuoto, perché lì si è a casa, in un ‘ambiente’ noto, almeno…

Immaginate che nessuno ci dica di esistere, raggiungendo con le parole la nostra anima – perché sono solo i sentimenti animici a dare vigore alla timida ala della speranza -, immaginate un guscio chiuso, il viluppo dei pensieri di sempre, l’angustia della mente, l’apatia dei sensi, l’aridità del cuore, il carattere delusorio della scoperta della libertà relativa a fronte della libertà assoluta sempre sognata… Perché meravigliarsi se poi in una fredda giornata d’inverno a qualcuno accade di andarsene involontariamente, congedandosi in malo modo dalla vita? Non avete sempre detto che al cuore non si comanda? E’ proprio così? Non c’è rimedio alla tetraggine dei giorni bui? Dobbiamo fare tutto da soli?

Immaginate questo e altro ancora. E provate poi a chiedervi se non è sempre così, se la vita non ci mette sempre prima o poi davanti alle prove che magari avremmo voluto affrontare più in là o addirittura non affrontare mai. Che ne è, allora, della nostra mente, del nostro giudizio, della capacità di sceverare e di scegliere? Finiamo sempre per non scegliere veramente? E’ questo il nostro destino? Io credo che tutto dipenda dal disordine che è dentro di noi, dal fatto che non siamo ancora al punto di poter dire che abbiamo arredato adeguatamente la provincia che abitiamo. Cosa abbiamo portato in dote rispondendo all’appuntamento a cui abbiamo detto sì?

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Camminarsi dentro non significa soltanto ‘espressione’, ‘vissuto’, ‘confessione’, ‘rivelazione’, ‘esame’, ‘dialogo interiore’. Per me, è anche riflessione sulle mosse della ragione, illuminazione di zone dell’esperienza di cui mi accada di venire in chiaro, argomentazione filosofica, attraversamento di istanti eterni, nomadismo intellettuale.

Disegnare mappe dell’esperienza è rinvenire nessi nascosti che si rivelano alla coscienza dopo il travaglio di anni e che aiutano a chiudere il circolo ermeneutico rilanciando il processo semiosico su altri piani di realtà, al culmine di epoche della vita che volgono al termine. La nottola di Minerva si leva in volo al tramonto, è noto.

Si dà qui una lettura del libro dell’anima. Si tratta di un’autentica lettura dell’anima, del fondo enigmatico e buio da cui mi accade di divinare, come accade a chiunque sia disposto ad aprirsi, rendendosi ‘beante’.

Il percetto prende la forma del delirio, del vaneggiamento, a volte del rimpianto e della nostalgia. Sempre è un fare il punto della situazione, lasciando spazio all’Ombra, alla parte ‘bassa’ dell’anima, alla parte esposta, fragile.

Questo scrivere è oltrepassamento della linea di confine tra ‘interno’ ed ‘esterno’, indicazione del territorio liminare, osservato al di là del confine stesso, lasciandosi alle spalle la porta aperta.

Camminarsi dentro, lasciando vedere quel che c’è dentro.

Camminarsi dentro, cioè farsi viandante, nomade, in esodo dallo spirito del tempo.

Abbozzo di un’etica del viandante, questo costituirsi come soggetto morale non può accontentarsi della sola resistenza contro le inerzie del tempo. Il passo di danza a cui aspira il movimento del pensiero è il sogno dell’avvenire, ricerca inesausta di senso, sforzo ininterrotto teso a dare un nome alle cose. Venire in chiaro di sé, per poter dire: «sono pronto».

L’inno di Exodus: L’aquila

Don Antonio Mazzi: Camminarsi dentro – Amarsi – Perdonarsi

Camminarsi dentro (0): Mia madre è morta

Camminarsi dentro (1): Il coraggio di educare

Camminarsi dentro (2): Solitudini

Camminarsi dentro (3): Itaca per sempre

Camminarsi dentro (4): Ci sono cose che non sapremo mai

Camminarsi dentro (5): Un bambino trascurato

Camminarsi dentro (6): Gli incontri del mercoledì

Camminarsi dentro (7): Modi di morire

Camminarsi dentro (8): Ricordare e dimenticare

Camminarsi dentro (9): Il mistero del padre. Elogio dei padri assenti

Camminarsi dentro (10): Nostalgia del padre

Camminarsi dentro (11): Lasciami andare, madre!

Camminarsi dentro (12): Il nome del padre

Camminarsi dentro (13): «Come si fa a seppellire un figlio?»

Camminarsi dentro (14): A che punto è la notte?

Camminarsi dentro (15): Fa ancora notte nel nostro cuore

Camminarsi dentro (16): Coltivare l’anima.

Camminarsi dentro (17): Exodus e le nuove frontiere sociali – L’utopia dell’avamposto

Camminarsi dentro (18): Rammemorare e nominare

Camminarsi dentro (19): «Fate tesoro delle vostre fragilità»

Camminarsi dentro (20): Oltre il femminile. La discordante armonia dell’arco e della lira

Camminarsi dentro (21): Dissentire dai nemici della libertà

Camminarsi dentro (22): Morire

Camminarsi dentro (23): La dolcezza di Exodus

Camminarsi dentro (24): Del sentire e del sentire morale

Camminarsi dentro (25): La forza della fragilità

Camminarsi dentro (26): Elogio della scuola pubblica

Camminarsi dentro (27): Noi produciamo bellezza

Camminarsi dentro (28): Al di sopra dell’amore

Camminarsi dentro (29): Il diritto di sognare

Camminarsi dentro (30): “Che nessuno esca dal cerchio!” (Elogio del congiuntivo)

Camminarsi dentro (31): Io non ho paura.

Camminarsi dentro (32): Chi non ricorda il bene che ha ricevuto non spera.

Camminarsi dentro (33): “Siamo qui per dare senso alla nostra vita”.

Camminarsi dentro (34): Abitare la distanza – Un’etica del pensiero e del linguaggio.

Camminarsi dentro (35): La fragilità del bene.

Camminarsi dentro (36): Camminarsi dentro.

Camminarsi dentro (37): Quello che possiamo chiedere.

Camminarsi dentro (38): Il diritto di morire.

Camminarsi dentro (39):Dopo la pioggia.

Camminarsi dentro (40): Amore è una forza che divide.

Camminarsi dentro (41): Cancelli aperti.

Camminarsi dentro (42): “La legge più bella: ubbidire al padre.

Camminarsi dentro (43): Il diritto di morire (in pace).

Camminarsi dentro (44): Testamento di vita di Gabriele De Ritis, rilasciato il 7 febbraio 2009.

Camminarsi dentro (45): Anticlericale e miscredente.

Camminarsi dentro (46): Perché non possiamo più dirci cristiani (anche se, come non credenti, credevamo ancora che fosse possibile esserlo).

Camminarsi dentro (47): La Morte non è più un tabù.

Camminarsi dentro (48): La vita non è sempre sacra.

Camminarsi dentro (49): I giorni dell’ira.

Camminarsi dentro (50): Una bella giornata senza te.

Camminarsi dentro (51): Imparare a morire.

Camminarsi dentro (52): Da quando noi siamo un colloquio.

Camminarsi dentro (53): “E’ lui che ha salvato me!”

Camminarsi dentro (54): Un viaggio a L’Aquila

Camminarsi dentro (55): Con grazia.

Camminarsi dentro (56): Le cose che piacciono a me.

Camminarsi dentro (57): Un albero per ogni Giusto.

Camminarsi dentro (58): Riportare i ragazzi a casa.

Camminarsi dentro (59): Siate gentili!

Camminarsi dentro (60): La realtà dell’anima. ‘Anima del mondo’ e ‘pensiero del cuore’: si riparte da qui.

Camminarsi dentro (61): Io l’ho amata veramente.

Camminarsi dentro (62): Primo elogio del pudore.

Camminarsi dentro (63): Il dolore di mio padre.

Camminarsi dentro (64): Pensarsi reciprocamente ed infinitamente.

Camminarsi dentro (65): Dalla Verità al Presque-rien.

Camminarsi dentro (66): Altre vanificazioni.

Camminarsi dentro (67): In memoria di mia madre.

Camminarsi dentro (68): Un dolore qualsiasi.

Camminarsi dentro (69): La semplicità dello sguardo – Di ritorno dalla Terra Santa (1)

Camminarsi dentro (70): Luoghi dell’anima – Di ritorno dalla Terra santa (2)

Camminarsi dentro (71): I colori della vita – Di ritorno dalla Terra Santa (3)

Camminarsi dentro (72): Mai così viva.

Camminarsi dentro (73): L’eco lontana dell’Imperdonabile e dell’Imprescrittibile – Di ritorno dalla Terra Santa (4)

Camminarsi dentro (74): Ebrei che pregano – Di ritorno dalla Terra Santa (5)

Camminarsi dentro (75): Noa, la voce di Israele – Di ritorno dalla Terra Santa (6)

Camminarsi dentro (76): Paolo Ferrario presenta “Una storia di amore e di tenebra” di Amos Oz – Di ritorno dalla Terra Santa (7)

Camminarsi dentro (77): Prendersi cura di sé e degli altri: “coltivare l’anima”; “sedurre le anime” con l’esercizio della parola e con l’exemplum.

Camminarsi dentro (78): Uno sguardo sull’Islam – Di ritorno dalla terra Santa (8)

Camminarsi dentro (79): Le radici di una profezia – Di ritorno dalla Terra Santa (9)

Camminarsi dentro (80): Il tempo della gioia – Di ritorno dalla Terra Santa (10)

Camminarsi dentro (81): Un inizio.

Camminarsi dentro (82): Senza frontiere – di ritorno dalla Terra Santa (11)

Camminarsi dentro (83): Perché non ci basta il mondo visibile.

Camminarsi dentro (84): Intorno a Nichilismo e Relativismo.

Camminarsi dentro (85): Abitare la distanza, un’etica del linguaggio.

Camminarsi dentro (86): Una tappa del cammino, assieme al padre, oltre il tempo mondano. – Di ritorno dalla Terra Santa (12)

Camminarsi dentro (87): Al di qua.

Camminarsi dentro (88): Continuare a scrivere.

Camminarsi dentro (89): Ferite d’angelo.

Camminarsi dentro (90): Accanto all’Ombra.

Camminarsi dentro (91): Il giorno della vergogna.

Camminarsi dentro (92): Che idea cadere da un tetto, in un giorno d’agosto, mentre lei aspettava a casa!

Camminarsi dentro (93): Nesso.

Camminarsi dentro (94): La libertà lega, non scioglie.

Camminarsi dentro (95): La porta della Legge è lì, aperta davanti a noi.

Camminarsi dentro (96): “Un colloquio noi siamo, e questo è il divino in noi”.

Camminarsi dentro (97): Io sono un grande farabutto. Infatti, leggo solo l’Unità e la Repubblica.

Camminarsi dentro (98): Più che di amore della saggezza, parleremo di saggezza dell’amore.

Camminarsi dentro (99): Don Antonio Mazzi compie 80 anni il 30 novembre.

Camminarsi dentro (100): E’ tempo di padri.

Camminarsi dentro (101): La dimensione educativa di Exodus.

Camminarsi dentro (102): Orme sui Mattutini.

Camminarsi dentro (103): Il Mattutino.

Camminarsi dentro (104): Sentinella del Mattino.

Camminarsi dentro (105): Padre nostro…

Camminarsi dentro (106): ANTONIO SCIORTINO, La famiglia cristiana, una risorsa ignorata, MONDADORI

Camminarsi dentro (107): Quasi carne.

Camminarsi dentro (108): Corpo vivente linguistico.

Camminarsi dentro (109): Il brusio degli angeli. Saggio etico-politico sui fondamenti del lavoro sociale.

Camminarsi dentro (110): Libera Mente

Camminarsi dentro (111): Sotto il segno di Epimeteo. Schede per la formazione degli Operatori nel Centro di ascolto

Camminarsi dentro (112): Ascolta il tuo cuore, città! – Venti tesi per non morire di droga

Camminarsi dentro (113): Le sue frontiere

Camminarsi dentro (114): Non bisogna logorare gli angeli

Camminarsi dentro (115): 25 dicembre 2009 – Ama lo Straniero come te stesso

Camminarsi dentro (116): ο κρόνος καιρός, il tempo debito

Camminarsi dentro (117): Invisibilia. Le strutture emergenti come identità della persona. L’esperienza della libertà.

Camminarsi dentro (118): Tra ‘vissuto’ e ‘viaggio’. Dalvissuto al viaggio. Che cosa significa ‘fare esperienza’.

Camminarsi dentro (119): Percorsi del riconoscimento: la lotta amorosa.

Camminarsi dentro (120): Prima persona singolare

Camminarsi dentro (121): Questo è il migliore dei mondi possibili

Camminarsi dentro (122): Oltre il mero vissuto. Oltre l’indecidibile. Oltre il frammento.

Camminarsi dentro (123): Ciò che è più proprio

Camminarsi dentro (124): E’ il sopraggiungere dell’Ospite inatteso, che scopriremo seduto accanto a noi, il dono insperato. E’ felicità l’annuncio delle cose di noi mai intraviste, lo stupore dell’istante eterno e l’accordo che fa l’ordine del cuore…

Camminarsi dentro (125): Non guardare agli specchi grandi! Guarda agli specchi piccoli, a quelli che sono più vicini a te!»

Camminarsi dentro (126): Fin dove. La profondità dello sguardo.

Camminarsi dentro (127): ‘Dopo’ la relazione. L’oblio della gratitudine.

Camminarsi dentro (128): Ciò di cui vorremmo ringraziare

Camminarsi dentro (129): Pensare ciò che è autenticamente da pensare

Camminarsi dentro (130): C’è un tempo per ringraziare

Camminarsi dentro (131): Stabat mater. Mentre un figlio muore.

Camminarsi dentro (132): Un altro sguardo. Leggere testi, discorsi, persone.

Camminarsi dentro (133): E’ questo declinare crescendo ancora domanda di luce. E chiaro ringraziamento per chi non cessa di alimentare il desiderio indistruttibile.

Camminarsi dentro (134): Oltre il dolore più grande. Trovare le vie del cuore, per riaprire la possibilità della speranza.

Camminarsi dentro (135): Il timore e la speranza. Dalla paura di perdere un figlio per droga alla paura di vederlo perdersi di nuovo, dopo la riconquista della libertà.

Camminarsi dentro (136): L’importanza di essere umani. Per un’etica del riconoscimento.

Camminarsi dentro (137): Se in una fredda sera d’inverno qualcuno bussa alla porta.

Camminarsi dentro (138): Lo sguardo adulto dell’Educatore.

Camminarsi dentro (139): Dimentichi di vivere?

Camminarsi dentro (140): Dovrebbe bastare.

Camminarsi dentro (141): Dov’è mio figlio? Perché non mi parlate di lui?

Camminarsi dentro (142): Ascolta il tuo cuore, città! – L’arte del giusto rimprovero.

Camminarsi dentro (143): Contro la scrittura nessuno può nulla.

Camminarsi dentro (144): Non hanno difeso i loro figli.

Camminarsi dentro (145): I miei rapporti con la scrittura.

Camminarsi dentro (146): Angelicamente. Il senso dell’angelo nel nostro tempo.

Camminarsi dentro (147): La grana del ricordo

Camminarsi dentro (148): Lo stesso amore

Camminarsi dentro (149): Al di qua dello sguardo – Elegia della vita schiva

Camminarsi dentro (150): La saggezza dell’amore (1)

Camminarsi dentro (151): La saggezza dell’amore (2) – L’ordine del sentire tra affetto e valore: il rapporto fondamentale tra formazione della persona e relazione con l’altro, di MARA DELL’UNTO

Camminarsi dentro (152): La saggezza dell’amore (3) – Sotto il segno di Epimeteo

Camminarsi dentro (153): Ciò che sono diventato. Al di là e oltre ciò che credevo di essere.

Camminarsi dentro (154): La mia solitudine

Camminarsi dentro (155): Che cosa significa non dimenticarsi di sé

Camminarsi dentro (156): Una parola di troppo

Camminarsi dentro (157): Un’antica servitù

Camminarsi dentro (158): Il fantasma della mia libertà

Camminarsi dentro (159): L’attesa è iniziata

Camminarsi dentro (160): Arredare la provincia dell’uomo (1): è il soggetto amoroso che parla

Camminarsi dentro (161): Arredare la provincia dell’uomo (2): il sogno di una cicogna

Camminarsi dentro (162): Arredare la provincia dell’uomo (3): le figure della lontananza

Camminarsi dentro (163): Nei giorni di un addio

Camminarsi dentro (164): Grundworte: sintesi, forma, libertà, responsabilità

Camminarsi dentro (165): Il disordine del cuore

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