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Il deserto degli affetti visto da fuori non si vede. A volerlo descrivere, bisognerebbe prima comprendere come possa crescere qualcosa dove non ci sia acqua, senza pensare al deserto. Bisognerebbe immaginare un cuore proteso al bene di un’altra persona, e giorni e mesi ed anni di intenso pensare e cure a non finire, e attenzioni di ogni sorta, e l’anticipazione degli stessi desideri, e il soccorso nella necessità, e la rinuncia anche alle proprie risorse primarie, per fare stare bene l’altra persona. Bisognerebbe immaginare il silenzio accorto e vigile, l’interpretazione delle parole per la difesa dai fraintendimenti, e gli sforzi eroici per dissipare ombre e dubbi, incomprensioni e false presupposizioni negli altri. Bisognerebbe immaginare l’impossibilità di sognare ad occhi aperti, di comunicare anche il più ingenuo sogno di viaggi e scoperte, di ridere senza una ragione, di sorridere senza che sia chiaro cosa generi il sorriso, di parlare con altre persone senza aver annunciato prima l’intenzione di farlo, di fare cose che magari siano nate da circostanze impreviste senza aver ricevuto il permesso di farlo, di coltivare rapporti con altre persone da cui possa nascere familiarità e amicizia spontanea e sincera, di frequentare altre donne anche solo per ragioni dettate dalla necessità, di rispondere alle richieste occasionali delle persone vicine in ore in cui nient’altro preme. Bisognerebbe immaginare di avere nel cuore piccole cose da dire e di non poterle dire. Bisognerebbe immaginare di amare proprio quella persona e nessun altro al mondo allo stesso modo e con la stessa intensità e passione, con cuore puro e sincero, senza remore e infingimenti. Bisognerebbe avere nel cassetto il sogno antico dell’amore che dura e che rappresenta l’ultima possibilità concessa a se stessi, ma ritrovarsi a vivere come il primo giorno, come se ancora dovesse essere dimostrato che questo sentire è autentico, come se non fosse mai chiaro che ciò che già dura da tempo immemorabile sicuramente durerà ancora. Bisognerebbe immaginare questa sete e prudenza e capacità di conciliare e superare e ricominciare e ogni volta tentare le vie inesplorate del cuore e non trovarne altre. Bisognerebbe trovarsi davanti al portone chiuso, sulla nuda soglia dimora di prima. Dopo aver creduto e immaginato che dall’altra parte ci fosse lo stesso amore, magari anche più grande perché così esigente con noi. Bisognerebbe aver chiesto più e più volte scampoli di felicità, conforto al cuore innamorato, frasi gentili, risposte plausibili e assensi e appuntamenti rispettati. Bisognerebbe aver atteso a lungo e aver visto l’attesa cessare e la ricompensa arrivare non inattesa, perché così sembrava che andasse il mondo. Bisognerebbe aver ricevuto in sorte quello che tutti quelli che si ritrovano a parlare d’amore dicono che l’amore sia. Bisognerebbe sapere che al di là di incomprensioni ed errori e fraintendimenti ci sarà comunque un abbraccio che scioglierà il grumo che alimenta l’arsura e che procura il dolore della mente che recalcitra contro un destino incomprensibile. Bisognerebbe immaginare questo e altro ancora, per poter dire di sapere cosa sia il deserto degli affetti.
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