La fenomenologia come pratica spirituale (368): Noi non c’eravamo

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La fenomenologia come pratica spirituale (368): Noi non c’eravamo
Domenica 26 gennaio 2025

C’è un dolore antico che non conoscevamo. Ci apparteneva, ma non lo sapevamo. È sopraggiunto attraverso il racconto di un abbandono vissuto da una persona a noi cara. L’esito tragico della vicenda privata, sfiorato e interrotto per caso, rimanda a una violenza subita, che si è prolungata per anni. Noi avremmo voluto far parte della schiera di coloro che dovevano proteggere, ma non andò così. Oggi sappiamo perché. La condizione di cattività aveva spento ogni voglia di vivere in chi aveva scoperto di essere stato tradito dall’amicizia più grande. Mentre il dolore del non sentirsi accolti e amati si volgeva in disperazione, noi eravamo inconsapevoli. Forse, siamo apparsi come qualcuno che non poteva prestare soccorso. A che cosa è valso stare in ascolto accanto all’esistenza spezzata dei ragazzi affetti da tossicodipendenza per quasi trent’anni! A cosa è valso il lungo amore sempre dimostrato senza pigrizia né avarizia!
Ora, le nostre spalle sono più curve. Il peso di quel dolore ha generato in noi sgomento, terrore, pietà. Ripercorriamo infinite volte i momenti che segnavano la scelta estrema. Siamo fermi lì, nel luogo maledetto che avrebbe segnato per sempre i termini di un congedo dalla vita che avrebbe segnato anche la nostra. È così, ugualmente. Staremo sempre lì, a interrompere e a scongiurare e a implorare e a pregare e a chiedere perdono. Ci vorrà un atto di dolore, accompagnato da pentimento e contrizione. Il tempo che resta sarà segnato interamente da questo dolore sordo. La scena sarà occupata per sempre da un dolore che non abbiamo saputo combattere, lenire, confortare. Noi non c’eravamo. Chi potrebbe perdonare la nostra assenza!

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