16 giugno 2008 – intervista a Vito Mancuso
16 giugno 2008 – intervista a Vito Mancuso
Gustav Mahler, Sinfonia n.4 in G Major, diretta da Leonard Bernstein
Intervista a Emanuele Severino
9 agosto – 2 settembre 2008
9 agosto 2008 – Franco Betossa intervista Emanuele Severino – I parte
2 settembre 2008 – Franco Betossa intervista Emanuele Severino – II parte
CAMMINARSI DENTRO (117): Invisibilia. Le strutture emergenti come identità della persona. L’esperienza della libertà.
*
[Post ‘in costruzione’]
Lo sguardo fenomenologico sulla mia coscienza e su quella dell’altro è ciò che mi consente di comunicare con l’invisibilità dell’esperienza, al di là del comportamento della persona, realizzando l’accesso alle strutture emergenti dalla pura vita, all’essere che non si risolve nello svanire.
Posto che nulla appare invano (Roberta De Monticelli), la conoscenza personale è per me itinerarium in rem, esperienza dal vivo, cioè viaggio della mente e del cuore verso ciò che c’è di più nascosto: l’inviolabile e l’inconfessabile. La direzione del sentire è data dalla presenza dell’altro di fronte a me, nell’orizzonte della mia esistenza.
Phi.Mind – I filosofi della mente anti-riduzionisti. – Incontri settimanali con le scienze cognitive. Di Roberto Ferrari e Chiara Teneggi.
*
Riduzionismo (su Wikipedia)
LUIGI CERRUTI, Il riduzionismo. Prospettiva storica e problemi attuali.
Connessionismo (su Wikipedia)
*
CARLO CONNI, Psiche, causalità e coscienza in “Idee II” di Edmund Husserl e nei “Beitrage” di Edith Stein, “Biblioteca husserliana/Rubrica dei testi. Registrazione ISSN:1826-1604. URL: http://www.biblioteca- husserliana.net/rivista.html“
CARLO CONNI, Identità e strutture emergenti. Una prospettiva ontologica dalla Terza ricerca logica di Husserl, Bompiani 2005 (Prefazione di ROBERTA DE MONTICELLI: 1. Pensare i fenomeni. – 2. Ontologie: i concreta. – 3. Filosofia della mente: l’emergenza. – 4. Considerazioni conclusive sulla fenomenologia come ricerca viva.) [Recensione]
ROBERTA DE MONTICELLI – CARLO CONNI, Ontologia del nuovo. La rivoluzione fenomenologica e la ricerca oggi, BRUNO MONDADORI 2008 [Recensione]
ROBERTA DE MONTICELLI, La novità di ognuno. Persona e libertà, GARZANTI 2009 [Recensione]
*
CAMMINARSI DENTRO (116):
ο κρόνος καιρός, il tempo debito
[Post ‘in costruzione’]
EMPATIA E KAIRÓS. – L’empatia è quella capacità di intendere l’altro al di là della comunicazione esplicita, di cui tutti si ritengono forniti, soprattutto quelli che si fidano ciecamente della loro “prima impressione”, senza neppure sospettare che con la prima impressione si viene a conoscere non tanto l’altro, quanto, appunto, la propria impressione cioè l’effetto che l’altro ha fatto su di noi, che non siamo specchi cristallini, ma vetri deformati dalla nostra vita e dalla nostra esperienza, per cui, dalle nostre impressioni è più facile ricavare chi noi siamo e non tanto chi è l’altro.
L’empatia mette in gioco spazio e tempo, in quella “giusta distanza” che impedisce all’amore di travolgere e all’indifferenza di raggelare. Empatia vuol dire “giusto tempo”, perché dove è in gioco il dolore (ma anche l’amore) ciò che conta non è la verità, che gli psicologi chiamano “diagnosi”, ma il tempo della sua comunicazione, che non deve essere né anticipato né ritardato.
Anche per questo i Greci avevano una parola: kairós, il tempo opportuno, il tempo debito, il tempo dove la parola si incontra con l’ascolto senza fraintendimento in quella giusta coincidenza che la lunga frequentazione rende possibile e che conduce alla scoperta dell’irripetibilità dell’individuo come intersezione di piani spazio-temporali imprevedibili, nonché al senso di un accadere infondato, rivelato dal caso e intuibile nell’istante come kairós terreno, «tempo debito» di ogni cosa e di ciascuno, ritaglio temporale che ci viene offerto in dono, e dove la nostra quotidiana esperienza può trovare un’occasione per tornare a manifestarsi.
UMBERTO GALIMBERTI
Alla base del colloquio di motivazione che contraddistingue il lavoro sociale nei Centri di ascolto c’è la relazione d’aiuto, il legame che si struttura nel tempo assumendo le forme di una vera e propria alleanza ‘terapeutica’. L’interesse che suscita il colloquio non è da ricercare nelle tecniche adottate per esso da psicologi, psicoterapeuti, counselor, psichiatri, psicoanalisti. Lo spazio linguistico che è in grado di generare ogni essere umano che riesca a stabilire un contatto emotivo e a parlare con un altro è il nostro oggetto precipuo.
La dimensione temporale è una risorsa a disposizione dell’Operatore, di cui si servirà nei modi che gli sono consentiti dalla sua situazione e dal suo stile educativo.
Io credo che al di là dei profili professionali, delle competenze acquisite, dei titoli e delle conoscenze contino le capacità personali, le doti umane, la sensibilità, la capacità di attivare gli strati profondi della sensibilità. E in assenza di titoli scientifici e terapeutici, è bene riconoscere la qualità delle cure non formali, su cui la scuola di Folgheraiter e la casa editrice Erickson hanno prodotto parecchio. 1 [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11]
Don Antonio Mazzi, al riguardo, è convinto che un Educatore adulto sia la persona «capace di non fare del titolo terapeutico il titolo principale»: è ottimista, positivo, autoironico; vive e valorizza il quotidiano; trasforma i suoi limiti in occasioni per misurare quanta strada debba compiere ancora; supera le formule e i ruoli; è capace di navigare a vista, quando è necessario; vive accanto all’altro, considerando il mistero che è in lui; scende dal sicomoro. Per lui, la maturità personale è la fine dell’effimero. I tratti di personalità impegnati nel lavoro di ascolto sono, per me, interamente riconducibili alla dimensione pubblica dell’Educatore. Lo spazio per eccellenza in cui essa vive è la temporalità della coscienza. Nella relazione d’aiuto si costruiscono insieme narrazioni.
Sicuramente, la riflessione di Giacomo Marramao sul Tempo è giunta a un punto alto, un autentico compimento, con il recente volume, La passione del presente (Bollati Boringhieri, 2008), che contiene il capitolo decisivo per me, in cui il ‘tempo debito’ (ο κρόνος καιρός) è finalmente definito come ‘istante critico, risolutore e fecondo’, «figura che rinvia alla “qualità dell’accordo” e della mescolanza opportuna di elementi diversi»: «… forse proprio l’idea del tempus-Καιρός, del tempo debito della “temperanza” e della “miscela propizia”, dell’incontro e della tensione feconda tra energie e potenze diverse, è in grado di restituirci il senso del nostro ritaglio evolutivo e, con esso, della grammatica delle nostre forme di vita».
L’empatia secondo Laura Boella
*
Il 28 settembre 2009 Laura Boella è stata intervistata in margine al Festival della Filosofia 2009 sui rapporti tra neuroscienze ed etica. Al centro, la questione dell’empatia.
Nella vita quotidiana, che è il ‘mondo della vita’ (Lebenswelt), come muoversi nelle reti in cui siamo immersi, se non operando una ininterrotta azione di ‘decentramento’, per (ri)mettere sempre l’altro al centro, là dove soltanto è possibile incontrarlo? L’opera di valorizzazione dell’esistenza dell’altro è all’origine delle risonanze affettive che aiutano ad attivare gli strati profondi della sensibilità personale.
*
In box.net potete trovare una mia cartella che ho intitolato Empatia e che contiene
CAMMINARSI DENTRO (115):
25 dicembre 2009 – Ama lo Straniero come te stesso
*
Insegna il Cristo: amerai il tuo prossimo come te stesso, / ma non dimenticare mai che è un altro.
ANTONIO MACHADO
+
«Prossimo, infatti, è ciò che differisce inesorabilmente da noi. Prossimo è soltanto ciò che possiamo concepire come avente un proprio carattere e un proprio luogo distinti dal nostro carattere e dal luogo che noi occupiamo. L’ansia di eliminare la distanza non produce comunità, ma, all’opposto, ne dissolve la stessa idea. Può produrre comunità, invece, soltanto uno sguardo che custodisca l’altro nella sua distinzione, un’attenzione che lo comprenda proprio sulla base del riconoscimento della sua distanza. L’intelligenza del prossimo non consiste nell’afferrarlo, nel catturarlo, nel cercare di identificarlo a noi, ma nell’ospitarlo come il perfettamente distinto». (Massimo Cacciari)
L’altro è il prossimo da amare. Ma l’amore come arma, strumento e modalità conoscitiva è più che un sentimento: «amore non vuol dire amare». L’amore del prossimo consiste nel riconoscimento di una situazione critica e nella disponibilità a farsene carico. Il linguaggio non religioso chiama ciò responsabilità. Tra etica della convinzione ed etica della responsabilità a costituire compito è ormai quest’ultima.
*
Intervista a GIACOMO MARRAMAO del 14 gennaio 2009 sull’universalismo della differenza.
Videointervista a Massimo Cacciari, del 7 luglio 2008 – da ASIA
Ca’ Farsetti, Venezia – Il tema della libertà caro al filosofo veneziano, l’angustia della cosa ultima, la politica e la nascita dell’Europa. Questi e molti altri temi nell’esclusiva intervista al sindaco filosofo Massimo Cacciari.
Sul concetto di relazione: ritrovare la prossimità nella distanza – E’ disponibile il prezioso DVD con le 6 lezioni tenute da Massimo Cacciari tra maggio e giugno all’interno delle Vacances de l’esprit di ASIA.
CAMMINARSI DENTRO (114):
Non bisogna logorare gli angeli.
*
Io me li immagino sempre al tramonto, nel crepuscolo delle periferie o in aperta campagna, in quel lungo e quieto istante in cui le cose restano sole alle spalle del tramonto, e i diversi colori sembrano ricordi o presentimenti di altri colori. Non bisogna logorarli troppo gli angeli; sono le ultime divinità che ospitiamo e magari volano via.
JORGE LUIS BORGES
Nel pomeriggio di ieri il Direttore di Exodus, Franco Taverna, ha annunciato la morte di Gabriella. Subito dopo la necessaria notizia e il cordoglio, poche righe, dei versi:
Il combattimento è finito.
Ormai per lei non ci saranno più lacrime,
né pianti, né sussulti.
Il sole brillerà per sempre sulla sua fronte,
e una pace intangibile assicurera’
definitivamente le sue frontiere.
(Ignacio Larranaga)
CONCITA DE GREGORIO, Fermarsi ora, l’Unità 13 dicembre 2009
CONCITA DE GREGORIO, Non urliamo nel coro, l’Unità 14 dicembre 2009
ANTONIO PADELLARO, I punti fermi del Fatto.
CONCITA DE GREGORIO, Il piano eversivo, l’Unità 15 dicembre 2009
I nemici della libertà di nuovo aggrediscono e minacciano. In Russia i giornalisti verrebbero assassinati dai loro amici. Cicchitto parla alla Camera di “network dell’odio”. Al telefono con Berlusconi Fini avrebbe definito le parole di Cicchitto “incendiarie”.
RACHELE GONNELLI, Internet sotto censura. Il “modello” di Cina e Iran, l’Unità 15 dicembre 2009
VITTORIO ZAMBARDINO, Niente leggi contro la libertà di tutti, la Repubblica 15 dicembre 2009
PETER GOMEZ, Noi del Fatto Quotidiano messi al centro del mirino. – In Russia sarebbero stati già assassinati i giornalisti critici del regime.
GIANNI BARBACETTO, “Guerra civile” e dossier: da dove soffia il vento dell’odio.
I giornalisti di Repubblica Al servizio della verità e dei lettori.
Dopo la barzelletta dell’amore che trionfa, secondo Fini i toni aggressivi della destra significano che preparano le elezioni anticipate: non sono capaci di governare.
EZIO MAURO, Il dovere di un giornale, la Repubblica 16 dicembre 2009
GIUSEPPE D’AVANZO, L’assalto ai giornalisti, la Repubblica 17 dicembre 2009